La truffa del Codice IBAN avviene perché i cybercriminali sono bravi a intrufolarsi nelle conversazioni: cosa fare per proteggersi
Ogni volte che utilizziamo la nostra carta per comprare beni o servizi online, bisogna fare sempre molta attenzione perché è imminente il rischio che qualcuno possa entrare in possesso dei dati della nostra carta e prendere i nostri soldi in maniera indisturbata.
Esiste una vera e propria truffa del codice Iban e purtroppo la conoscono bene le persone che sono già rimaste vittime. Ma prima facciamo un passo indietro e vediamo cos’è il codice Iban. Parliamo di una sequenza alfanumerica di 27 caratteri. Identifica il conto bancario a cui si riferisce con informazioni sul Paese di creazione del conto, sulla banca e la filiale.
Se una compravendita avviene con le informazioni scambiate via email, pensiamo che i dati che compratore e venditore si stanno scambiando restino tra loro, ma purtroppo non è sempre così. I truffatori possono ingannarci proprio in quel momento e intrufolarsi nella conversazione.
La truffa del Codice IBAN: a cosa bisogna fare attenzione
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Praticamente i ladri sostituiscono il proprio codice IBAN a quello del venditore nel messaggio che contiene informazioni sulle modalità di pagamento: è la tecnica nota come “man in the mail“. Senza saperlo effettuiamo un bonifico bancario a favore del ladro.
A operazione compiuta il ladro svuota il proprio conto e trasferisce tutto su conti esteri. Come fare per evitare che ciò accada? Innanzitutto dobbiamo diffidare di improvvisi cambi di codice Iban che ci vengono comunicati: per aver conferma meglio cercare un rapporto diretto con una telefonata.
Come proteggerci
Inoltre (a prescindere da questo tipo di truffa) meglio avere un buon antivirus sulla nostra casella email e aggiornare spesso la propria password. Se notiamo che riceviamo molte email di pubblicità o comunque sospette, provvedere subito a dare una ripulita alla casella, cercare di bloccare alcuni indirizzi email e soprattutto diffidare di messaggi provenienti da enti con la banca, l’Inps o le poste: queste istituzioni non comunicano mai in questo modo e soprattutto non bisogna mai cliccare sui link contenuti.