Energia, il calendario accensione riscaldamento modificato ancora in diversi Comuni italiani: cosa cambia e perché
Le temperature sono più alte delle medie stagionali e ciò sta avendo come effetto positivo un risparmio energetico non indifferente visto che si temeva per il caro bolletta.
Ovviamente c’è il rovescio della medaglia: significa che sono anche effetti negativi dei cambiamenti climatici. Ma a causa del freddo che tarda a venire alcuni sindaci italiani hanno rivisto ancora una volta la data per l’accensione dei riscaldamenti.
Dopo alcuni rinvii il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha stabilito che i riscaldamenti si possono accendere dal 3 novembre ma negli uffici comunali solo da lunedì 7 novembre. Il primo cittadino tramite i social ha invitato i milanesi a farne un uso consapevole, senza sprechi, “sia in ottica di risparmio sulla bolletta sia per ridurre l’inquinamento”, ha scritto.
Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha firmato un’ordinanza che impone una riduzione temporale delle ore di accensione. Fino al 30 novembre, massimo 10 ore. Il capoluogo piemontese ha anche un altro problema, la cattiva qualità dell’aria con l’indice di PM10 giornaliero oltre il limite.
Energia, calendario accensione riscaldamento: quando si comincia
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A Pavia si parte il 4 novembre, a Vigevano il 7 mentre Bologna ha slittato da data due volte: prima dal 22 ottobre al 2 novembre poi il 7 novembre per massimo 13 ore al giorno, dalle 5 alle 23.
Parte il 6 novembre Ravenna e il giorno dopo tocca a Reggio Emilia. Restando in Emilia-Romagna anche Rimini ha posticipato l’accensione e anch’essa inizierà il 7 novembre.
Alcune strutture però possono accendere gli impianti anche prima come gli ospedali, le case di cura per anziani, le cliniche e le strutture per i tossico-dipendenti: insomma, tutti gli enti che si occupano dell’assistenza e servizi sanitari.
Il piano di risparmio
Le ordinanze firmate dai sindaci sono in linea con il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas approvato dal ministero della Transizione ecologica, ossia il cosiddetto Piano Cingolani, dal nome dell’ormai ex ministro.
La legge ha suddiviso il territorio italiano in fasce climatiche con limiti di temperatura negli ambienti, limiti di ore giornaliere di accensione e spegnimento e limiti nella durata complessiva del periodo di riscaldamento per evitare gli sprechi.