Ecco a quale vantaggio può andare incontro il lavoratore se pone un ripensamento alla propria fuoriuscita anticipata. Di cosa si parla
In tema – spinosissimo – di pensioni, la scelta di un governo, che sia il nuovo o i precedenti, è ferma davanti a un bivio: favorire il ricambio generazionale nel lavoro; o finanziare le odierne pensioni erogate con i versamenti relativi agli attuali lavoratori. Sulla seconda opzione, in definitiva si tratta di convincersi e preferire per un ritardo del proprio pensionamento.
In fondo, sebbene sia tutt’altro che una facoltà quella dell’odierno esecutivo di favorire l’accessibilità al lavoro giovanile, il problema si concentra sulle tormentate casse dell’INPS, sotto costante pressione, ogni mese, a coprire la misura ordinaria pensionistica, le indennità di varia natura, i bonus e gli incentivi. Senza dimenticare la stilettata data dall’inflazione che ha costretto alla rivalutazione in rialzo degli importi pensionistici.
Pensione, stipendi robusti per coloro che la ritardano
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Nonostante il sistema in scadenza della Quota 102 (64 anni di età più 38 anni di contributi), misura principale per il pensionamento anticipato, vada nella direzione della riconferma, a conti fatti, al lavoratore conviene ritardare il proprio congedo: un assegno mensile, ottenuto con l’uscita a 64 anni, rimarrà ad ogni modo inferiore alla quota ottenibile a 67, con almeno 20 anni di contributi, con la pensione di vecchiaia.
Allo Stato, inoltre, grava sull’anticipo pensionistico il peso del costo sull’Ape sociale e sulle misure dell’Opzione Donna e – in futuro – dell’Opzione Uomo. Il governo Meloni sta dunque decidendo per fissare una premialità ai lavoratori che restano a svolger le loro annali mansioni. Dalla prossima manovra dovrebbe presentarsi una Nadef “light”, la quale dovrebbe includere la decontribuzione totale sullo stipendio di alcune categorie, compreso il settore pubblico, se si decide di superare la soglia di pensionamento.
Ovviamente, l’esito del dipendente è l’ottenimento di una retribuzione ben più consistente. I requisiti legata al prolungamento della propria permanenza varieranno di categoria in categoria. Con tutta probabilità, nel bonus di decontribuzione non saranno esclusi i medici, gli operatori sanitari e altri specifici lavoratori. Il provvedimento dovrebbe essere finanziato lo svincolo delle risorse ottenute dalla stretta sul Reddito di Cittadinanza, altrimenti l’ipotesi lascia presagire ad un innalzamento a Quota 103, che sulle richieste della Lega si concretizzerebbe in 41 anni contributivi e 62 anni d’età.