Si tratta di qualcosa che forse non è ancora del tutto cristallino per la maggior parte degli utenti che usa questa popolare applicazione.
WhatsApp Messenger, ormai, da svariati anni, è di sicuro un’applicazione che non perde colpi, anzi, è sempre in grado di aggiornarsi e di tenersi al passo con i tempi.
Infatti, lo sappiamo bene che, al momento, sono ancora migliaia gli utenti che la utilizzano sia per situazioni di svago che lavorative. Insomma, una comodità a cui non possiamo più probabilmente rinunciare.
Di recente, peraltro, la versione Premium è stata annunciata da chi di dovere e potrebbe effettivamente essere un modo ancora più celere e intuitivo da utilizzare nel caso siate un’azienda che ha bisogno di comunicare velocemente con i clienti.
Che dire, un piano a pagamento, per la verità, era già nell’aria da un po’ e riguarda precipuamente chi fa uso della formula Business.
Ma tant’è, a onor del vero, non si tratta soltanto di qualcosa di assolutamente interessante, anche per chi, peraltro, è intenzionato a rimanere con la classica versione tradizionale.
Eh sì, perché, a quanto pare, stando all’opinione della Cassazione, ciò che viene scritto su WhatsApp può senza dubbio costituire una prova documentale.
Gli altri dettagli
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L’art. 234 c.p., quindi, parla chiaro e decide che, per l’appunto, quanto venga conservato all’interno della memoria di WhatsApp è un vero e proprio documento utilizzabile come una traccia, sia per quanto riguarda un processo penale che uno civile.
Eh sì, perché la Suprema Corte, non da molto tempo, ha affermato che persino dalle chat è possibile estrarre quella che i legami definiscono con il termine di prova forense.
E, per giunta, non hanno valore soltanto se uno smartphone viene sequestrato, poiché, secondo fonti attendibili, parrebbe che persino lo screenshot stesso possa essere in grado di accertare degli elementi di un reato.
Così, come, peraltro, anche i messaggi vocali che, quindi, potrebbero essere trascritti proprio da un perito chiamato per tale operazione.
A tal proposito, i reati contestati possono essere i più svariati, come, per esempio, la diffamazione e la minaccia. Nondimeno, però, in tale frangente, potrebbe essere smascherata anche una truffa.
Pensiamo, infatti, al caso in cui qualcuno prometta di vendere un oggetto tramite un messaggio su WhatsApp. Se la persona in questione, perciò, a un certo punto, dopo aver ricevuto il denaro, sparisce nel nulla, allora, le chat effettuate potrebbero ritorcerglisi contro.