Bollette, +550%: il dramma della cooperativa

Il caro bollette sta mettendo a dura prova tantissime attività commerciali che, nei casi più gravi, sono costrette a chiudere i battenti.

Caro bollette attività commerciale chiude rincaro 500%
(Adobe)

A Poderino di Fano, in provincia di Pesaro Urbino, l’ennesima attività commerciale è stata costretta a chiudere dopo aver ricevuto il salasso delle bollette rincarate. Si parla di un rincaro di più del 500%, che ha coinvolto l’emporio altra economia della provincia marchigiana. Tale punto vendita, connesso con l’attività della cooperativa sociale Contatto, si occupa della vendita di prodotti biologici, equosolidali e a chilometro zero.

Già negli anni scorsi, purtroppo, ben 40 punti vendita di prodotti biologici hanno dovuto cessare la propria attività a causa prima della pandemia da Covid, poi della crisi economica. Oggi le cose vanno sempre peggio a causa del caro bollette, che ha rappresentato il colpo di grazia per l’attività di Poderino. A raccontarlo nel dettaglio sono stati proprio alcuni portavoce della cooperativa Contatto.

La cooperativa Contatto chiede aiuto ai soci in questo periodo di crisi

LE NOTIZIE IMPORTANTI DA NON PERDERE OGGI:

Le bollette energetiche hanno rappresentato il colpo di grazia passando da 1.400 euro e a 6mila euro al mese. La serranda del negozio di Poderino sarà abbassata il 29 ottobre e con la chiusura del negozio e del laboratorio di gastronomia Contatto dovrà ricorrere alla cassa integrazione“.

Dopo aver creato opportunità di lavoro per molte persone disabili e con difficoltà sociali, nonché aver promosso la produzione di prodotti biologici a KM 0, Contatto chiede ora aiuto ai propri soci. Nonostante la decisione di chiudere il punto vendita di Poderino di Fano sia ormai stata presa, la speranza è infatti quella di salvarne altri. Ad esempio quello di Rosciano, dove i gestori sperano di far confluire tutti i clienti affezionati del negozio che chiuderà a fine mese.

Lo slogan dell’attività Contatto è sempre stato “Cambiamo la storia“, ma oggi ci si trova davanti alla necessità di gridare “Salviamo la storia” a causa della grave crisi economica che stiamo affrontando.

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