Se arrivano questi bollettini postali, non dovete pagare mai

Scatta l’allarme per le imprese a causa dell’arrivo di richieste di versamento “truffa”; a denunciarlo la Camera di Commercio. Cosa accade

Se arrivano questi bollettini postali, non dovete pagare mai
Bollettini ingannevoli (Foto Adobe)

In qualità di contribuente, la vita da cittadino – nel senso costituzionale del termine – è costellata da un universo di pagamenti: sono le somme che entrano nelle casse necessarie a finanziare i servizi per il cittadino (appunto) e il rispetto delle garanzie di diritto. Insomma, si tratta del medesimo funzionamento delle tasse, i contributi richiesti in misura congrua dallo Stato secondo le accertate disponibilità.

Tale pretesa non avviene nei confronti dei contribuenti individuali (in gergo, come “persone fisiche”) ma si manifesta anche verso le imprese, piccole, medie e grandi, in possesso dunque di un fatturato e di profitti da dividere al netto delle imposte e delle tasse; un esempio emblematico è rappresentato dal versamento all’Erario, entro il giorno 16 del mese, dell’IVA di competenza del mese precedente.

Bollettini truffa, non è la Camera di Commercio

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Un’azienda non è chiamata ad assolvere soltanto ai contributi relativi alle imposte richieste direttamente dallo Stato. Si apre altresì uno spettro di piccoli e grandi versamenti composti da diritti di bollo, altrettanti contributi a rappresentanze di categorie, enti e, non ultime, Camere di commercio. Nel bel mezzo di queste somme dovute, possono trovare terreno fertile tentativi fraudolenti di estorcere denaro da parte di malviventi, possibilmente spacciandosi col buon nome di qualche benemerita istituzione di riferimento.

Tra le truffe che stanno prendendo piede, la Camera di Commercio di Verona lancia l’allarme sull’arrivo di bollettini alle aziende con la richiesta – in particolare – del versamento del diritto annuale: i malviventi, approfittando dell’appuntamento annuale con l’iscrizione al Registro delle Imprese, spediscono bollettini sui quali sono presenti diciture verosimili alla provenienza della Camera di Commercio.

Non sono escluse causali quali la registrazioni dei propri marchi o brevetti in determinati registri; oppure, l’adesione volontaria a siti internet e banche dati private (sempre sotto il marchio della Camera di Commercio o Registro delle Imprese). La frode è servita in modo che si presenti come la consueta richiesta del tributo relativo al diritto annuo camerale. È doveroso chiarire che tale tributo, quello delle imprese iscritte al Registro delle Imprese, si paga esclusivamente tramite modello F24 e si versa in concomitanza col pagamento del primo acconto delle imposte sui redditi.

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