Giorgia Meloni vuole lanciare una proposta definitiva sul tema pensione, l’opzione uomo. Di cosa si tratta e come funziona
Entro il mese di ottobre, secondo gli intendimenti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la maggioranza parlamentare uscita dalle elezioni dello scorso 25 settembre sarà chiamata a formare il nuovo Governo. Non è un mistero, nonostante le frizioni politiche di questi giorni, che sarà la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a guidare la squadra dei Ministri. Un Governo che sulla carta ha numeri e coesione politica per durare fino al 2027.
Cosi come, non è un mistero, che i primi due, spinosissimi, nodi che dovrà affrontare saranno il prezzo delle bollette, ampiamente fuori controllo e la Legge di Bilancio per il 2023. Parliamo di una legge che sarà decisiva tanto per il rispetto del percorso disegnato per ottenere dell’Unione Europea i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR quanto per saldare la rinnovata credibilità dell’Italia agli occhi dei mercati azionari e finanziari.
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Ma mentre nel primo caso le idee in campo sono già abbastanza chiare, e condivise, nel caso della Legge di Bilancio le questioni aperte sono tante a partire dalla vicenda pensioni. Con la fine della finestra di deroga alla Legge Fornero, infatti, i conti dell’INPS vanno riassestati.
E sono conti che fanno tremare le vene ai polsi. Secondo le ultime stime, infatti, la spesa per l’anno solare 2022 in materia di pensioni è stata di 297 miliardi di euro, cifra che nel 2023 salirà di netto di poco meno dell’8% fino a toccare quota 320 miliardi. Ma la crescita sarà poi a 340 miliardi nel 2024 e a ben 350 nel 2025. Per quella data la spesa in pensioni occuperà il 17,5% del Prodotto Interno Lordo, il PIL.
E’ urgente, obbligatorio, agire. E su questo sembra che gli economisti vicini alla Presidente del Consiglio in Pectore, Giorgia Meloni hanno le idee chiarissime. La mossa del cavallo si chiama Opzione Uomo ed è una estensione della cosiddetta Opzione Donna.
La questione prevede la possibilità di permettere agli Uomini di 58 e 59 anni, per un biennio, quindi la questione riguarda i nati nel 1964 e nel 1965, che abbiano versato almeno 35 anni di contributi. La contropartita “negativa” è una riduzione che varia dal 13 al 31% di quanto dovuto con l’opportunità di tornare a cifra piena a 67 anni e nel frattempo poter svolgere altre attività