Circolano incontrollati per la rete i dati riservati di migliaia di carte di credito; a repentaglio la sicurezza dei conti. Cosa succede
Sono oramai entrati nelle normali abitudini di acquisto delle centinaia di milioni di consumatori del mondo: si parla dei praticatissimi pagamenti elettronici, responsabili di una netta riduzione del denaro contante in circolazione. Tale modalità, rafforzata dagli strumenti delle grandi piattaforme che rappresentano il vasto commercio on line, ha trovato in tempi recenti, un’ulteriore legittimazione nella normativa, atta ad incentivare la tracciabilità delle somme di denaro presso gli scambi di servizi.
Il modello dei pagamenti elettronici, in ascesa con l’emergenza sanitaria del Covid (sullo sfondo di migliaia di negozi chiusi), si è trasferito negli acquisti presso gli esercenti, i quali (insieme agli uffici) sono sottoposti all’obbligo legislativo di disporre del dispositivo POS. Tutto ciò non si sarebbe mai realizzato senza l’attività incentivante data dal ricorrere costante alle carte magnetiche.
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Le carte magnetiche, di cui i portafogli sono pieni a dispetto del quantitativo di contante a portata di mano, sono le indispensabili protagoniste dei pagamenti elettronici e ovviamente degli acquisti via web: anzi, grazie a piattaforme di pagamento digitale e di trasferimento di denaro quali PayPal, le transazioni elettroniche sono divenute col tempo più sicure, protette dal diaframma di un apposito account personale.
I sistemi di recente approdo, sebbene i principali siti on line di compravendita si dotino di certificazioni di sicurezza dei protocolli web costantemente aggiornate, consentono di aggirare l’inserimento diretto dei dati relativi alle carte di credito o alle carte associate al conto corrente, evitando il rischio che malware e altri virus informatici possano impossessarsi del necessario per prendere il controllo degli strumenti di pagamento degli utenti.
Nonostante ciò, è stato reso noto l’allarme che in questi giorni sta attraversando il mondo della sicurezza informatica. I dettagli parlano di un’indebita e incontrollata circolazione dei dati appartenente a più di un milione di carte di credito di titolari italiani. Questo sta avvenendo nel cosiddetto dark web, ovverosia quella sorta di universo parallelo non indicizzato di internet, luogo prediletto dalle attività informatiche illegali legate allo spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche dei dati sensibili sottratti attraverso frodi finanziarie e furti di identità. In particolare, esse sono gestite da un vero e proprio mercato: è chiamato BidenCash, e fornisce a profili bancari completi, inclusi del codice bancario standard, CVV/CVC, PIN, intestatario, numero di previdenza sociale e numero di telefono.