Cosa bisogna scrivere nella causale di un trasferimento di denaro tra padre e figlio? Con questa dicitura si evitano i controlli del fisco.
Sembra scontato dirlo, ma la causale, quando si fa un bonifico, può rivelarsi un elemento molto importante. Quando si fanno trasferimenti di denaro tracciabili, infatti, è molto facile incorrere in controlli del fisco, volti ad appurare che sia tutto a posto e che non ci siano stati movimenti di denaro illeciti. Pensiamo ad esempio a quando un padre effettua un bonifico per un figlio: potrebbe capitare che quella transazione venga considerata una lesione del diritto ereditario degli eventuali altri figli.
Oppure che si tratti di ricavi in nero di un lavoratore autonomo fatti figurare indebitamente come accredito da parte di un genitore. Per ovviare a questi problemi, dunque, basta porre attenzione a specificare le giuste informazioni nella causale. Sebbene infatti quest’ultima non sia obbligatoria, può rivelarsi determinante per evitare inutili controlli e domande sulle nostre transazioni intra-famigliari.
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Quando si effettuano accrediti tramite bonifico, il primo elemento da tenere in considerazione è la cifra di denaro coinvolta. La natura di questo elemento si decide in base alle condizioni economiche di chi effettua il bonifico e non ha limiti specifici.
Si potrà dunque trattare di cifra modica o consistente: nel primo caso basta specificare la dicitura “donazione a familiare”, oppure “regalo a…” nella causale. Nel secondo, quando si va a parlare di cifre da migliaia di euro, è bene rivolgersi a un notaio che possa creare un vero e proprio atto pubblico.
Per non insospettire l’Agenzia delle Entrate ed essere in regola col fisco, dunque, basta rendere noto che quel bonifico che stiamo effettuando o ricevendo è un regalo. Può trattarsi di un regalo padre – figlio, ma anche di uno nonno – nipote o via dicendo.
Nel caso si tratti invece di un prestito a un amico, si dovrà specificare la dicitura “prestito infruttifero per…“, cosicché l’Agenzia delle Entrate non vada a pensare che chi ha fatto il prestito abbia omesso di dichiarare gli interessi sullo stesso nel corso degli anni.