Questa Regione italiana sta incentivando il ripopolamento dei piccoli paesi assegnando importanti contributi. Vediamo dove avviene
Sin dall’immediato post epidemia da Covid, è sorta una riflessione particolarmente emblematica di una circostanza che ha segnato permanentemente noi tutti. Non è passato inosservato un fattore di pulizia dell’aria, in particolare nelle grandi città, dovuto allo stop massiccio delle attività produttive e di conseguenza delle relative modalità di realizzazione, quali l’interruzione quasi completa degli spostamenti dei veicoli a motore e – più in generale – la chiusura di interi impianti.
Si è percepito un’aria rarefatta, gli uccelli hanno popolato più del solito i nostri cieli: insomma, una rinnovata primavera. Qualcuno ha intravisto in ciò anche il desiderio di un necessario rallentamento del proprio stile di vita, che in ultima analisi vuol dire ridefinire i propri standard, le consuetudini, i rapporti e soprattutto un contesto di lavoro più umanamente compatibile.
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La contingenza non è stata affatto casuale. Molti dei piccoli Comuni italiani stanno scomparendo; altri hanno già sofferto tale sorte dopo una lunga agonia da spopolamento. L’accentramento urbano in termini massivi delle attività professionali e dei rapporti umani rappresenta storicamente il responsabile dell’estinzione divulgativa di una cultura prevalentemente “contadina” che ha caratterizzato il Belpaese dei piccoli paesi.
Un’ottica del tutto nuova sta rivedendo il concetto del piccolo comune, composto da poche attività commerciali (in definitiva, quelle essenziali) e da pochi rapporti sociali, ma tradotti come saldi legami umani. Si pensa che integrando l’ascesa del lavoro da remoto, le professioni del Rete, e la ricerca di una vita più tranquilla, fuori da un pandemico chiasso, e – perché no – alla scoperta del silenzio, le piccole realtà possano trovare il loro riscatto.
In tal senso, alcune Regioni hanno preso importanti iniziative: come l’Emilia-Romagna che dal 12 ottobre ha aperto la presentazione delle domande per il bando di assegnazione relativo ad un contributo a fondo perduto. Si tratta di una sorta di bonus casa per coloro che decidono di andare a vivere in uno dei 121 comuni dell’Appennino emiliano romagnolo.
Sono stati stanziati 5 milioni di euro con lo scopo di contrastare lo spopolamento delle zone di montagna; mentre i bonus erogati vanno dai 10mila ai 30mila euro, tetto massimo al quale è equiparato il 50 per cento delle spese sostenute per l’acquisto dell’immobile. I seguenti requisiti permettono inoltre di ottenere ulteriore punteggio in graduatoria: la presenza di uno o più figli conviventi; un’età inferiore a 30 anni; il possesso di un’attività lavorativa in un comune appenninico; il trasferimento della residenza da un Comune non montano ad un Comune montano.