Per educare i figli al valore dei soldi sono tantissime le famiglie che optano per un metodo classico ma efficace: la paghetta.
Sapete quante sono le famiglie italiane che ancora danno la paghetta ai propri figli? La risposta ce la dà uno studio condotto dalla piattaforma di e-learning GoStudent e dalla banca online N26. Si tratta di ben 7 famiglie su 10 e le modalità sono quelle tradizionali alle quali siamo stati abituati un po’ tutti.
L’idea di fare questo sondaggio tra gli italiani è venuta per celebrare il mese dell’educazione finanziaria, vale a dire ottobre, e anche per rendersi conto di come il valore dei soldi viene trasmesso ai più piccoli. Oggetto di studio sono infatti state le famiglie di ragazzi della generazione Zeta e Alpha (vale a dire i figli dei cosiddetti Millennials).
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Lo scopo del dare la paghetta ai figli è lo stesso per tutti: educarli a un senso di responsabilità e di gestione autonoma delle piccole spese. Altre percentuali parlano di una paghetta conferita su base solitamente settimanale, per il 40% delle famiglie, su base mensile per il 22% e in maniera variabile per la restante parte.
Ma a quanto ammonta questa paghetta? Sempre secondo i dati raccolti dallo stesso studio le cifre variano dai 10 ai 20 euro settimanali, soprattutto per i più giovani. Con l’avanzare dell’età, invece, le cifre aumentano un po’ e si registrano casi di famiglie che danno ai figli diciassettenni all’incirca 50 euro a settimana per le proprie spese. Nessuna differenza di paga tra figli maschi e figlie femmine e totale trasparenza nella gestione dei soldi.
Ben il 99,5% delle famiglie si dichiara infatti a conoscenza del tipo di spese fatte dai figli: si tratta soprattutto di uscite con gli amici, acquisti di libri, videogiochi, film o musica. In molti riescono inoltre ad accantonare buona parte dei soldi ricevuti, soprattutto quando si ricevono dei bonus per aver preso buoni voti a scuola.
A tal proposito, tuttavia, sono molte di più le famiglie che conferiscono la paghetta indipendentemente dal rendimento scolastico, all’incirca il 45%, rispetto a quelle che badano ai voti, 11%. Voti migliori, però, possono significare un bonus paghetta per circa il 28% degli intervistati, quindi buono studio!