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Attualità

Reddito di cittadinanza: cosa cambia col nuovo governo Meloni

Pubblicato da
Giuseppe

Reddito di cittadinanza, la misura cara al Movimento 5 Stelle sarà rivista dal nuovo esecutivo: cosa sarà dei percettori?

foto Canva

Ogni nuovo governo modifica le pensioni e la legge elettorale. Con la vittoria del centrodestra tante sono le riforme in ballo e oltre a queste due, certamente si porrà l’attenzione sul Reddito di Cittadinanza. Il provvedimento, infatti, non è mai stato amato da quella che sarà con ogni probabilità il prossimo capo del governo, Giorgia Meloni.

La misura, cavallo di battaglia del M5S, sarà rivista. La Meloni ha sempre parlato di abolizione ma vista la povertà diffusa è difficile che davvero ciò possa avvenire. Molto più probabile che ci sarà una profonda modifica.

Per rendere bene l’idea di quanto sia ben accetto il Reddito, in Campania, una delle regioni dov’è più utilizzato, ha vinto il Movimento. Ma è sotto gli occhi di tutti che alcuni aspetti vanno riformati profondamente. Da quando è stato introdotto, infatti, non sono mancati episodi di lavoratori in nero o addirittura affiliati alle cosche mafiose percettori del Reddito.

Reddito di Cittadinanza: prevista una profonda riforma

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Anche la Lega di Salvini, alleate di governo della Meloni, ha sempre sostenuto una riforma anche se con toni più cauti rispetto a Fratelli d’Italia poiché la stessa Lega aveva fatto parte del primo governo a guida 5 stelle che aveva votato il provvedimento.

Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Inps, nei primi sette mesi del 2022 i nuclei beneficiari di almeno una mensilità del Reddito di cittadinanza o di Pensione di cittadinanza sono stati 1,61 milioni. Il numero totale di persone è pari a 3,53 milioni di euro.

Da quando il Reddito è nato sono stati spesi 23 miliardi di euro e altri 30 sono stati messi in conto fino che serviranno fino al 2029.

La legge potrebbe rimanere in vigore ma risparmiando molto. Come? Tagliando i fondi destinati, riducendo il numero dei beneficiari o modificando alcune regole. Oggi ad esempio il sussidio viene bloccato se si rifiutano due offerte di lavoro: il nuovo governo potrebbe ridurla a uno.

C’è poi il nodo delle pensioni. Entro il 31 dicembre si dovrà approvare la Legge di Bilancio (vera sfida del nuovo Parlamento) e se i tempi non fossero sufficienti, dal 1 gennaio prossimo ritornerà il vigore la legge Fornero.

Giuseppe

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Giuseppe