Plagio e contraffazione sono queste le principali accuse mosse a Mark Zuckerberg da un’azienda italiana, Meta la holding di Facebook, Instagram e WhatsApp nei guai.
Falsa attribuzione di una opera di arte e fantasia e peggio ancora violazione di un marchio registrato in uno stato membro. Scorrendo wikipedia alla voce falso e contraffazione troviamo più o meno questa spiegazione. La spiegazione del reato del quale è accusato Mark Zuckerberg e la sua creatura, Meta.
Facciamo un passo indietro e vediamo insieme i fatti. Il 4 febbraio 2004 all’interno dell’Università di Cambridge l’allora ventenne Mark Zuckerberg fonda Facebook. All’inizio deve essere solo un annuario interno all’ateneo, cosa è diventato nei successivi diciotto anni è storia.
Successivamente il giovane imprenditore affianca allo sviluppo tecnologico la finanza acquisendo in due distinte azioni di shopping aziendale prima l’applicazione di messaggistica Messenger, poi nel 2012 il social network Instagram ed infine nel 2014 l’app di messaggistica istantanea WhatsApp.
Nel 2020, in piena pandemia da coronavirus covid-19 aggancia anche Oculus e Giphy ed alla fine del 2021 annuncia, urbi et orbi la nascita della holding che contiene ed integra tutti questi prodotti, Meta Platforms.
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E qui inizia la nostra storia, una storia che vede protagonista, suo malgrado, una piccola azienda di comunicazione di Roma, la Maim Group la quale rivendica di aver depositato il marchio ufficiale di Meta, singolarmente molto simile al loro, prima del lancio della Piattaforma.
Sembra una storia minore, divertente quasi un calembour simile all’accusa di plagio da parte di Albano Carrisi a Michael Jackson, ma in realtà siamo di fronte ad una storia complessa che riguarda il diritto di autore, il suo sfruttamento commerciale ed appunto il plagio e la contraffazione.
L’azienda di Roma, con una sorta di versione informatica di Davide contro Golia ha fatto sapere di aver denunciato al Tribunale di Roma Meta e di essere pronta ad andare fino in fondo.
I dati sono chiari, Maim Group usa la M, simile alla M di Meta, da ottobre del 2020 ed ha registrato il suo marchio, ufficialmente, ad aprile 2021 mentre ad ottobre dello stesso anno ha ricevuto la vidimazione ufficiale del marchio.
Meta, invece, sbuca, quasi dal nulla, a fine ottobre 2021 e registra il marchio, in Giamaica, solo quando la M è già stata vidimata a Roma. Le questioni al momento sono due, da un lato riconoscere il giusto riconoscimento all’azienda romana e soprattutto capire che strada deciderà di prendere Zuckerberg per evitare il rischio di vedere inibito l’uso del marchio di Meta in Italia