Minimum Tax dal 2023 anche nel nostro Paese: cos’è, chi l’ha proposta e verso chi è diretta e i motivi di un’altra imposta
La minimum tax ci sarà, almeno nelle intenzioni di cinque Paesi Ue, tra cui l’Italia. “Siamo pronti ad attuare la tassazione minima effettiva globale nel 2023 e con ogni mezzo legale possibile”. Questa la dichiarazione dei ministri dell’Economia di Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna, mentre l’Ungheria è di tutt’altro avviso.
Un anno fa si è raggiunto lo storico accordo tra 130 Stati per tassare al 15% le multinazionali che hanno almeno 750 milioni euro di entrate finanziarie combinate. Tale intesa può diventare una realtà anche tra i Paesi del vecchio continente.
Minimum Tax: i motivi
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E se non ci sarà unanimità nella decisione? La battaglia la si vuole portare avanti perché si considera la minimum tax un elemento fondamentale per avere più giustizia fiscale, colpendo l’evasione. A dirlo sono sempre i ministri dei cinque Stati europei nella dichiarazione congiunta.
Per raggiungere l’obiettivo prefissato i cinque ministri la possibilità di ricorrere alla cooperazione rafforzata. Si tratta di una procedura che permette ad un minimo di nove Stati membri di instaurare un’integrazione in qualsiasi materia se si presenta un veto da parte di uno dei 27. Insomma, è un’alleanza nell’alleanza Ue.
La volontà di far pagare di più le aziende non è certa nuova ma oggi il tema trova maggior terreno fertile vista l’inflazione che sta facendo pagare molto di più alle piccole aziende e alla famiglie.
26 Stati su 27 avevano detto sì all’Ecofin che si è tenuto nel giugno 2022, ricordano i cinque titolari del dicastero economico. Nel frattempo si sta lavorando “per una migliore riallocazione dei diritti di tassazione dagli enormi profitti delle multinazionali globali” e si vuole firmare una convenzione multilaterale entro la metà del prossimo anno.
Quante entrate in più
Ma quanti soldi si potrebbero recuperare? Secondo un tweet del ministro del Lavoro Andrea Orlando, la minimum tax potrebbe far guadagnare 2,7 miliardi l’anno, soldi sottratti ai paradisi fiscali.
La tassazione riguarderà le aziende con entrate per oltre 20 miliardi di euro anche nei Paesi dove avvengono i consumi. Ci sarebbe anche la possibilità da parte dei Paesi dove hanno sede il quartier generale delle multinazionali di imporre una tassa minima che sia di almeno il 15%.