Pensione, esistono delle alternative alle opzioni classiche previste dalla legge per smettere di lavorare e ricevere l’assegno
La pensione viene considerata da milioni di italiani un miraggio, soprattutto per i nati alla fine degli anni Ottanta. Sono i cittadini che hanno ottenuto la maggiore età all’incirca quando era scoppiata la bolla finanziaria negli Usa nel 2008, hanno vissuto, soprattutto in Europa, gli anni dell’austerità, degli taglia alla spesa pubblica, dell’inflazione con l’euro e la crisi del Covid. Fenomeni che hanno ritardato l’entrata nel mondo del lavoro, accompagnati da una situazione di perenne precariato e lavoro in nero.
Oggi per la pensione di vecchiaia ordinaria sono necessari 20 anni di contribuzione minima versata. Ci sono delle alternative però con 5, 15 o senza nessun anno di contributi versati. Vediamo quali sono i casi in cui non servono 20 anni.
Pensione, le alternative
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Le misure classiche per ovviare al requisito minimo dei 20 anni di contributi a 67 anni di età sono l’assegno sociale che non prevede contributi ma che è commisurata al reddito delle persone, o la pensione contributiva a 71 anni dove bastano solo 5 anni di contributi. L’INPS aggiunge le deroghe a queste alternative classiche. C’è la pensione in deroga che significa una prestazione che scavalca i requisiti ordinari e consente di uscire anticipatamente con meno anni di contributi o con una età più bassa. L’assegno sociale è per chi non ha i requisiti minimi per le pensioni ordinarie, ma solo 67 anni compiuti.
I lavoratori infatti possono godere di scivoli pensionistici. Si può uscire dal lavoro a 64 anni quindi quota 102 sommando anche gli anni di contributi ma anche a 63 con l’Ape. C’è anche la quota 41 dei contributi come alternativa. Ma anche il requisito minimo dei 20 anni di contributi può essere superato con delle misure in deroga. C’è la cosiddetta “quindicenni” con l’opzione Dini, dal nome del capo del governo nel 1995: sono necessari non meno di 15 anni di versamenti, meno di 18 anni di contributi prima del 1996 e almeno 5 anni di contributi in data successiva.
Si possono sfruttare anche le deroghe Amato e andare in pensione a 67 anni con 15 anni di contributi per chi li ha versati tutti al 31 dicembre del 1992. Infine un’altra deroga per i lavoratori discontinui. Sono quelli che hanno il primo contributo versato almeno 25 anni prima della presentazione della domanda di pensionamento (anzianità contributiva), e almeno 10 anni di lavoro che sono coperti da contribuzione per periodi non oltre le 52 settimane all’anno.