Sono diverse le ricette degli esperti per avviare la transizione ecologica integrale, una delle più discusse riguarda la tassa per il consumo di carne. Come funziona e quanto vale
Gli eventi meteorologici estremi che hanno caratterizzato l’estate del 2022 sono il drammatico specchio dei tempi. L’ambiente sta lanciando segnali netti e chiari, il cambiamento climatico è in atto e, senza adeguate risposte, i suoi esiti economici e sociali saranno devastanti.
A tutto questo si uniscono le scellerate scelte socio-politiche dei Paesi più industrializzati del Pianeta che tra l’uso intensivo dei combustibili fossili, le guerre in atto e le zero azioni in termini di riduzione del riscaldamento globale, aggiungono benzina sul fuoco.
Inevitabile che a tutto questo stato di cose ci siano reazioni più o meno scomposte. Basti pensare al discusso Movimento guidato da Greta Thunberg, Friday’s for Future, passando per le associazioni ambientaliste più o meno politicizzate per non tacere della corsa a stili di vita alternativi di ogni ordine e grado.
Movimenti ed associazioni che sovente producono proposte poco funzionali e difficilmente realizzabili, Movimenti ed associazioni che però producono anche proposte interessanti e proposte tecnicamente fattibili ma decisamente estreme.
Arriva la tassa sul consumo carne: come funziona
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Una delle più discusse di questo periodo prende le mosse da uno studio pubblicato dall’autorevole rivista ambientaliste REEP, acronimo di Review of Environmental Economics and Policy, secondo il quale un’azione decisa e diretta sulla gestione degli allevamenti di bestiame potrebbe portare importanti benefici.
Gli allevamenti secondo lo studio tra emissioni, consumi di energia e trattamento del prodotto sono vere e proprie aziende energivore. La proposta shock arriva a margine dello studio e propone l’introduzione di una tassa sul consumo di carne.
La tassa, da introdurre nei paesi più industrializzati, dovrebbe essere del 35% sulla carne bovina, del 25% sul pollame e del 20% sulla carne ovina e suina. L’obiettivo della tassa, secondo i proponenti, è quello di rendere meno “conveniente” il consumo di carne con conseguente riduzione degli allevamenti intensivo con relativa apertura di spazi economici produttivi per gli allevamenti biologici.
Un altro obiettivo delle proposta è quello di togliere risorse alle fasce ricche della popolazione, quelle che hanno maggiori possibilità di consumare carne pregiata favorendo di contro le fasce meno abbienti che da quelle risorse potrebbero trarre vantaggi in termini sociali ed ambientali.