Basta pagare le tasse sulla Partita Iva: ma quanto costa chiudere

Tasse sulla Partita Iva: dichiarare la cessazione dell’attività ha dei costi ma non sono uguali per tutte le professioni

Certificato Partita IVA (Foto Twitter)

Quando cerchiamo un impiego, tra gli annunci troviamo moltissimi che vogliono tra i requisiti la Partita Iva. Questo è indice del problema legato al lavoro. Le aziende non assumono, preferiscono avere collaboratore esterni.

Ma lavorare da autonomo o da libero professionista nel nostro paese non è facile. Molti, se hanno l’opportunità, preferiscono perdere la libertà di orari che dà un lavoro da professionista e la possibilità di guadagnare in alcuni mesi un po’ di più, ma essere alle dipendenze.

A conti fatti si accorgono che l’offerta da dipendente può essere più allettante. Orari più rigidi ma monte ore settimanali minori, senza lavorare nei festivi e con il riconoscimento di qualche diritto in più come ferie, malattie e permessi retribuiti. Ma chi vuole chiudere la Partita Iva deve mettersi in regola davanti al Fisco.

Chi apre una Partita Iva

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Innazitutto chiariamo chi deve aprire una Partita Iva: chi non ha un contratto di dipendenza e ha un’attività propria che gli fa guadagnare oltre 5mila euro lordi in un anno.

Una volta appurato che bisogna aprire l’attività, si sceglie il tipo di regime fiscale a cui si vuole aderire. C’è quello ordinario e regime forfettario. Il primo è meno conveniente ma deve rientrare in questa categoria chi guadagna oltre 65mila euro all’anno.

Il secondo, nato nel 2015 in sostituzione del regime dei minimi, prevede una tassazione del 5% per i primi 5 anni e del 15% dal sesto anno in poi.

Se la Partita Iva è inattiva per tre anni, avviene la chiusura d’ufficio. Il termine tecnico è attività dormiente e non ci sarà nessuna sanzione. La chiusurà avverà in automatico, non si dovrà pagare nulla. Prima, invece, non era così ed era prevista una sanzione fino a 2mila euro.

Come detto la chiusura è automatica ma ovviamente il titolare viene informato. L’Agenzia delle Entrate gli invierà una comunicazione e il contribuente ha 60 giorni di tempo dalla ricezione della raccomandata per chiarire la propria situazione fiscale. Non sono esclusi infatti errori.

Il titolare della Partita Iva non deve attendere necessariamente la chiusura d’ufficio. Può farlo di sua iniziativa seguendo la procedura.

Come chiudere la Partita Iva

Chi ha una ditta individuale deve consegnare all’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12 per le persone fisiche oppure quello modello AA7/10 per i soggetti diversi dalle persone fisiche. Sono moduli scaricabili dal sito e devono essere presentati entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività.

La consegna può avvenire a mano, in duplice copia, ad uno degli uffici territoriali, anche se non è nella zona di residenza. È possibile utilizzare anche la raccomandata con fotocopia di un documento di identità del dichiarante, da inviare sempre a un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia.

La strada più facile è la via telematica sul sito dell’Agenzia: la data di presentazione coinciderà con quella di ricezione dei dati da parte dell’ente. Quest’ultima modalità è l’unica possibile per chi è iscritto al registro delle imprese.

I costi

La chiusura della Partita Iva prevede delle spese, in modo particolare per chi è iscritto al Registro delle imprese e deve seguire la procedura semplificata di cancellazione dalla Camera di Commercio.

È previsto il pagamento di 90 euro di diritti di segreteria;
30 euro per i modelli UL e S5 telematici. Le società semplici dovranno pagare 18 euro per l’apposita dichiarazione di cessazione dell’attività.

Per le ditte individuali c’è da pagare solo 17,50 euro con una marca da bollo. 23 euro per il modello R previsto per sssociazioni, fondazioni, comitati ed enti non societari. Non sono previste spese per i liberi professionisti.

 

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