Truffa dei bonifici: i falsi IBAN costano migliaia di euro

Truffa dei bonifici, attenzione a quando si effettua un pagamento: come agiscono i criminali e a cosa bisogna stare attenti

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Oggi con un clic sulla tastiera si possono inviare migliaia e migliaia di euro anche dall’altra parte del mondo, spostando il denaro da un conto a un altro. Un’operazione semplice che truffatori senza scrupoli sfruttano al meglio per i propri sporchi interessi.

A una ditta trentina che lavoro nell’import-export di veicoli è successo che 28mila euro sono andati a finire su un conto di esperti truffatori del web. Dall’interno è partito il bonifico eseguendo le coordinate bancarie della fattura.

Un errore di chi si occupa dei pagamenti? Non proprio poiché la ditta è stata raggirata. L’azienda è stata vittima di una intrusione informatica nella mailbox e la fattura ricevuta era semplicemente il documento originale modificato dai truffatori nella parte riservata alle coordinate Iban.

L’unico errore che forse si può contestare è la poca attenzione, non aver controllato bene l’Iban del destinatraio, ma i malveventi ancora una volta hanno dimostrato di conoscerne una più del diavolo.

Truffa dei bonifici, come funziona

LE NOTIZIE IMPORTANTI DA NON PERDERE OGGI:

La truffa è avvenuta sull’acquisto di una Mercedes che l’azienda Trentina doveva comprare da un’altra tedesca di Amburgo. Dopo aver notato l’annuncio online, hanno preso contatti con il venditore e bloccato il mezzo con un anticipo.

La truffa è stata scoperta quando sono andati ad Amburbo a ritirare il mezzo e il venditore ha comunicato di non aver ricevuto i soldi.

Carte alla mano (bonifico effettuato da una parte, non ricevuto dall’altra) si è scoperto che c’è stata un’intrusione nella mailbox. A quel punto il fatto è stato subito denunciato alla polizia tedesca.

La truffa funziona in questo modo. I malviventi riescono a installare un malware nel pc e lo danneggia. Controllano la posta elettronica e ottengono tutte le operazioni necessarie in merito a un acquisto, visualizzando i documenti scambiati e i dati sensibili.

A quel punto entrano in azione e inviano una e-mail indicando un Iban differente da quello aziendale. La vittima non nota nulla di strano perché il messaggio sembra autentico.

Cos’è la truffa del capo

Tra i tipi di raggiri più diffusi in questo senso c’è la cosiddetta truffa del capo. I dipendenti ricevono una e-mail inviata dall’amministrazione dell’azienda che chiede di effettuare subito un bonifico a favore di terzi, con tanto di fattura. Ovviamente è tutto falso e dal conto dell’azienda partono somme elevate che vanno nelle tasche dei truffatori.

Sempre in Trentino è successo qualcosa del genere a un istituto privato. Una richiesta di denaro con una email interna. Questa volta, però fortuna, la truffa non è avvenuta. I responsabili dell’istituto hanno fiutato che qualcosa non andava e si sono rivolti subito alle forze dell’ordine.

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