Gli effetti dello Switch-off: molti italiani rimasti senza smartphone e tv, ma nessuno ne parla e ora scatta anche la protesta.
Ormai tutti conosciamo il significato del termine Switch-off: in sostanza, in tutta Italia, da quasi un anno, è in corso una vasta “risintonizzazione” dei canali televisivi, per lasciare spazio alla banda che viene occupata dal 5G degli smartphone. Quello che non tutti sanno è che questa pratica sta mettendo a dura prova la pazienza di diverse comunità montane, sparse sul territorio nazionale. Fino a qualche settimana fa, infatti, tutto procedeva in maniera più o meno tranquilla.
Ripetitori spenti: niente smartphone e tv per molti italiani, la protesta silenziosa
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Poi è avvenuto l’episodio che ha fatto protestare molti: una volta che Mediaset ha spento i suoi ripetitori Mux-4, molte persone che abitano nelle comunità montane, in particolare proprietari di seconde case, si sono ritrovati col proprio televisore quasi del tutto inutilizzabile. In sostanza, si vedono soltanto i canali Rai, quelli per i quali lo Stato deve in qualche modo garantire un servizio di televisione pubblica. Caso a parte sono le tv locali, come vedremo più avanti.
A guidare la protesta è il presidente nazionale dell’Unione Comuni, Comunità, Enti montani (UNCEM), Marco Bussone, che si è rivolto al ministero dello sviluppo economico. Qualcuno già aveva evidenziato nei mesi scorsi il problema: Mux-1 e Mux-2 vengono messi a disposizione solo dei comuni più grandi, mentre quelli sotto i 500 abitanti verranno esclusi, era l’allarme che i commercianti di alcune zone montane avevano lanciato già a inizio 2022.
Non solo non è stato fatto nulla, ma nel momento in cui l’ingarbugliatissimo quadro di norme per ridurre i ripetitori è diventato pienamente operativo, le televisioni si sono “spente”. A farne le spese, oltre agli abitanti dei piccoli comuni, e in particolare delle comunità montane, anche le tv locali, che non possono sostenere la spesa del passaggio al satellite.
Il caso singolare del borgo di Aschio
La soluzione low-cost ci sarebbe: utilizzare il telefonino e la Chromecast, che ha un prezzo modico e che replica appunto il segnale dello smartphone sull’apparecchio televisivo. Peccato che nel frattempo, mentre la tecnologia progredisse, la già precaria linea di telefonia mobile delle zone di montagna viene messa in seria difficoltà e a dura prova quotidianamente e il segnale degli smartphone in montagna è un vero tabù.
Agli abitanti delle comunità montane, in sostanza, non resta che la parabola, magari da installare sul piccolo bar di paese. I costi dell’installazione non sono però alla portata di tutti. Altro che digital divide: si sta tornando, di fatto, a quando negli anni Cinquanta in Italia apparvero le prime televisioni in bianco e nero e la gente si riversava in bar e oratori.
La protesta – sottaciuta dai mass media – parte dai piccoli comuni in provincia di Cuneo e Aosta e attraversando la dorsale appenninica, arriva fino a Macerata. Qui c’è un caso assurdo: è quello della piccola frazione di Aschio, i cui abitanti in mezzo alla miriade di piccoli comuni, borghi e frazioni, riescono ancora a vedere tutti i canali: il segnale qui arriva infatti dal ripetitore di Sentino, frazione di Camerino. La “civiltà tecnologica”, in sostanza, dista appena pochi chilometri.