Cosa sappiamo davvero sulla discussa tassa sugli zuccheri: non è solo una questione di salute, ma c’entra anche l’ambiente.
Inserita nella manovra economica 2019 e successivamente approvata nella Legge di bilancio 2020, la tassa sugli zuccheri – più comunemente denominata come sugar tax – dovrebbe entrare in vigore in maniera stabile nel nostro Paese a partire dal gennaio 2023. Questo ovviamente salvo rinvii e ritardi. Ciò significa che vi sarà un aumento che varia tra i 10 e i 25 centesimi al chilo per bevande edulcorate e prodotti da diluire. L’obiettivo è quello della riduzione dei tanti prodotti contenenti alto tasso di zuccheri.
Perché la tassa sugli zuccheri riguarda anche l’ambiente
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Ma perché si ritiene necessaria questo tipo di tassa? L’allarme viene lanciato in primo luogo dall’Organizzazione Mondiale della Salute, che intende fare in modo che si riduca il consumo di bevande gassate, tra le cause di obesità e altri problemi di salute, anche a livello cardiovascolare. Inoltre, i prodotti contenenti eccessivi zuccheri, come noto, sono molto pericolosi per chi soffre di diabete. Si tratta di tutti elementi che troppo spesso vengono sottovalutati. La tassa è già attiva dal 2018 nel Regno Unito, ma funziona davvero?
Stando ai primi dati raccolti in questi anni, la tassa non ha messo a rischio le aziende che producono prodotti con alto contenuto di zuccheri, ma ha cambiato le abitudini alimentari. In sostanza, tra una bibita gassata zuccherata e una con zero zuccheri, il consumatore inizia a prediligere la seconda. Una ricerca di settore afferma che a una tassa del 10% corrisponde un consumo direttamente proporzionale di bibite gassate. Ma non finisce qui, perché c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare.
Questo riguarda l’ambiente: il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e al contempo la ripresa dalla crisi sanitaria ed economica derivanti dalla pandemia di coronavirus richiedono soluzioni politiche creative. Tassare il consumo di zuccheri è tra queste soluzioni: il motivo è davvero molto semplice. Le colture di zucchero – dicono gli esperti del settore – sono le meno efficienti dal punto di vista sanitario ma le più efficienti per la produzione di biocarburanti. Che come noto non fanno bene all’ambiente.