Riforma pensioni, quota 102 è in scadenza ed è necessaria una nuova legge: perché la strada è in salita. Occhi sul governo
Nella prossima nota di aggiornamento al Def, in programma a settembre, il governo vorrebbere inserire una riforma delle pensioni con quota 102 ormai in scadenza. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha infatti proposto una pensione a due velocità. Vediamo di cosa si tratta.
Dopo la cancellazione di quota 100 e con 102 che sta esaurendo la sua funzione, oggi la pensione è ottenibile al raggiungimento di 67 anni di età e 41 anni di contributi più 10 mesi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
La proposta, definita dal ministro del Lavoro Andrea Orlando un “pensionamento soft”, si otterrebbe con 5 anni di anticipo ma con un assegno ridotto.
Se la soluzione non dovesse andare in porto, potrebbe tornare in vigore la legge cosiddetta Fornero (dal nome del ministro del governo Monti), da gennaio 2023.
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Sul tavolo ci sono altre soluzioni come l’estensione l’Ape sociale anche ad altre categorie e non solo per chi rientra tra i lavoro usuranti.
L’Opzione donna e l’Ape sociale, in scadenza a fine anno, dovranno essere rinnovate, perché hanno dato ottimi risultati, ha detto Orlando in occasione della presentazione del Rapporto annuale Inps.
C’è però un grande problema: l’eventuale riforma non potrebbe farla un governo dimissionario. Dal destino dell’esecutivo dipende infatti quello delle pensioni e di tante altre misure come il rinnovo del bonus 200 che potrebbe eesserci tra agosto e settembre.
Se Draghi dovesse perdere la fiducia del Parlamento e Mattarella indire nuove elezioni ad ottobre, neanche il nascente esecutivo potrebbe fare la riforma delle pensioni.
Non ci sarebbe tempo a sufficienza perché tra l’insediamento del nuovo Parlamento con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e il voto di fiducia, il governo non entrerebbe nel pieno delle proprie funzioni non prima di novembre. Praticamente farebbe in tempo a realizzare la Legge di Bilancio.
Centinaia di migliaia di lavoratori resterebbero bloccati nella prescrizione delle legge Fornero per chi non è riuscito a lasciare il lavoro con quota 100 o 102.