Le truffe online sono purtroppo all’ordine del giorno, ma a chi spetta la competenza siccome non si tratta di un luogo fisico?
Quando si commette un reato “fisico”, in un luogo ben preciso, c’è una competenza territoriale stabilita. Indaga la Procura della Repubblica di una determinata città con le forze dell’ordine che hanno competenza.
Ma per le truffe online come funziona? Se vengono sottratti dei soldi da un conto corrente, significa che questo è stato aperto presso la sede di una banca. La competenza a giudicare spetta al tribunale del luogo dove appunto il conto è stato creato.
Lo ha stabilito la Cassazione, precisamente la seconda sezione penale della con la sentenza numero 27012/22, depositata il 13 luglio. La sentenza ha annullato per incompetenza territoriale le decisioni di primo e secondo grado contro un 54enne accusato di truffa aggravata.
La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la condanna dell’uomo stabilita in primo grado dal Tribunale di Revenna. Era stato deciso che la pena fosse di un anno e due mesi di reclusione e in più una multa di 250 euro.
L’imputato aveva però presentato ricorso al terzo, inappellabile e ultimo grado di giudizio. Ma qual era il punto di forza dell’uomo nel procedimento? Aveva segnalato una violazione di legge da parte della Corte territoriale, sostenendo che i giudici avessero omesso di rilevare che la somma di denaro accreditata su un conto corrente tramite bonifico – conto aperto presso l’istituto Che Banca di Pescara – competesse al tribunale locale giudicare il reato contestato.
Truffe online, di chi è la competenza? Parla la Cassazione
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“Il reato si consuma nel luogo dove l’agente consegue l’ingiusto profitto con la riscossione della somma e non già in quello in cui viene data la disposizione per il pagamento da parte della persona offesa”, scrive la Cassazione, riporta Il Sole 24 Ore.
In pratica fino al momento in cui il beneficiario non ritira la somma allo sportello, chi ha effettuato il bonifico può sempre revocare l’ordine e scampare la truffa.
La Cassazione rivela che per i reati commessi sul web con ricariche su postepay e prepagate. In questo caso, infatti, «il tempo e il luogo di dove è avvenuto la frode sono dove la persona offesa ha proceduto al versamento dei soldi.
La Suprema Corte ha quindi accolto il ricorso, riconoscendo che il giudizio del caso dovesse essere del Tribunale di Pescara.