Bonus 350 euro al mese per le donne, un aiuto concreto per alcune categorie: chi e come può presentare la domanda
La situazione economica è sempre più complicata. Oltre alla disoccupazione, il lavoro in nero o precario, negli ultimi mesi gli italiani devono affrontare anche l’inflazione. A giugno è registrata all’8% secondo l’Istat e nei prossimi mesi potrebbe salite ancora.
Milioni di famiglie hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Sempre l’Istituto di Statistica ha rilevato che negli ultimi quindici anni i poveri sono aumentati. Grazie al Reddito di cittadinanza (nonostante gli aspetti negativi della misura) un milione di persone non vive al di sotto della soglia di povertà.
Ma anche quando in casa c’è almeno uno stipendio le difficoltà sono notevoli, soprattutto con figli a carico. Per questo è stato pensato un bonus pari a 350 euro rivolto in particolare a una categoria di donne.
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Il bonus erogato dall’Inps è per chi ha figli ed è disoccupata. Varie donne in Italia vivono questa situazione non proprio comoda di dover crescere figlii da sole e senza un’entrata economica certa. Il contributo che è precisamente di 354,73 euro viene erogato per cinque mesi, dunque in totale è pari a circa 1700 euro.
Per quanto riguarda i requisiti, le domande vanno presentate entro sei mesi dalla nascita del bambino. Ricordiamo che non si tratta del solo sostegno previsto per chi è genitore. Da marzo viene erogato l’Assegno unico per chi ha figli a carico dal settimo mese di gravidanza ai 21 anni di età.
Per ottenere il bonus 350 euro, oltre al requisito temporale dei sei mesi del bambino, bisogna rispettare anche l’Isee. È infatti previsto per chi ha un Indicatore della Situazione Economica Equivalente di massimo 17.747,58 euro.
In pratica è un aiuto pensato in sostituzione del congedo di maternità che ovviamente non spetta alla donna disoccupata. Un ulteriore sostegno alle casalinghe che vivono un forte disagio sociale. Nel nostro paese, purtroppo, è anche difficile fare la mamma con un bambino piccolo in alcuni territorio dove è basso il numero degli asili nidi e le aziende private assumono con difficoltà chi ha intenzione di diventare madre.