Taglio delle tasse, se Draghi dice addio dobbiamo aspettarci il peggio

Taglio delle tasse, tutto è a rischio che l’esecutivo dovesse dimettersi prima della scadenza naturale del mandato

governo draghi
ANSA/ETTORE FERRARI

In passato abbiamo assistito a scene di tripudio quando un governo si è dimesso. Esultano gli avversari politici e anche gli elettori dell’altro schieramento, ma il più delle volte ci si dimentica che la fine anticipata di una legislatura porta con sé degli aspetti negativi, al di là delle convizioni politiche.

La principale è che si bloccano le leggi in cantiere, che siano solo state pensate o che abbiano già cominciato l’iter burocratico. Il governo di Mario Draghi è in crisi, il Presidente del Consiglio in settimana si era dimesso ma Mattarella ha respinto la decisione del premier, chiedendogli la verifica in Parlamento. Se l’esecutivo dovesse terminare la propria funzione prima della scadenza naturale del mandato, tra 8-9 mesi, restebbero al palo la riforma del Fisco. Il provvedimento prevede la revisione di Iva e Irpef, ma anche misure sul catasto e il taglio al cuneo fiscale che potrebbe portare molto benefici ai lavoratori.

Taglio delle tasse, quali sono a rischio

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Ma cosa è a rischio? Il governo vorrebbe cancellare le cosiddette micro tasse come i tributi su giochi come biliardino e flipper e del super bollo per le auto di grande cilindrata.

Il taglio del cuneo fiscale potrebbe essere un’iniziativa valida fino a dicembre per poi essere stabilizzata nella Legge di Bilancio 2023 da approvare entro la fine dell’anno. Ci sono poi gli importanti capitoli che riguardano l’Iva e il taglio alle aliquote sui beni di largo consumo, sui beni alimentari all’infanzia ma anche i farmaci. Anche in questo caso la norma va stabilizzata per il 2023 ma l’esecutivo vuole ancora anticipare i tempi visto che l’inflazione è destinata a salire nei prossimi mesi.

C’è poi la questione della riforma dell’Irpef, avviata già con la Legge di Bilancio di quest’anno. Nel 2022 infatti gli scaglioni sono passati da cinque a quattro. La misura è contenuta in una legge delega e il Governo un periodo di 18 mesi per approvare i decreti attuativi. In caso di caduta di governo, tutti i dossier ora aperti potrebbero comunque essere ripresi dal successivo esecutivo.

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