Superbonus sempre in vigore dopo le difficoltà iniziali legale al credito d’imposta: come fare per ottenere il beneficio
Negli ultimi anni se nelle nostre città abbiamo visto moltissimi ponteggi e cantieri è perché in tanti hanno approfittato del Superbonus 110%. Un’agevolazione per gli interventi di riqualificazione energetica e di riduzione del rischio sismico. Il vantaggio nella pratica avviene tramite lo sgravio fiscale.
L’aliquota è chiaramente molto conveniente e per tale motivo milioni di persone hanno fatto richiesta. Nel rispetto dei lavori ammessi e dei limiti di spesa, si può ottenere l’ecobonus e il sismabonus al 110%.
Nella pratica, per usufruire dell’agevolazione, ci sono tre modalità: la cessione del credito a terzi, comprese gli istituti bancari (e ciò ha rallentato molte pratiche); lo sconto in fattura se l’impresa è consenziente e infine la detrazione nella dichiarazione dei redditi.
Inizialmente c’era stato un grande abuso dell’incentivo e non erano mancate le frodi. Per tale motivo si pensava che il SuperBonus avesse avuto vita breve ma è stato poi riconfermato per tutto il 2022. La misura ha però subito una serie di modifiche ma i presupposti per poter usufruire del bonus sono rimasti gli stessi.
È indispensabile garantire il miglioramento di almeno due classi energetiche e l’adempimento va dimostrato con l’Attestato di Prestazione Energetica (APE), rilasciato da un tecnico abilitato. Se per ragioni oggettive il recupero di due classi non fosse possibile, basterà una certificazione Ape.
Superbonus, quali gli interventi previsti
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I lavori ammessi sono il rifacimento del cappotto termico (intervento che ha riscosso maggiore successo), che deve interessare più del 25% della superficie disperdente. I materiali utilizzati devono rispettare i criteri fissati dal decreto del Ministro dell’ambiente e il limite massimo di spesa varia da 50.000 euro a 30.000 euro.
Secondo tipo di lavoro sono gli interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di climatizzazione esistenti. Vanno rimpiazzati con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria, a condensazione. La classe energetica deve essere almeno la A.