Cinque regioni italiani hanno alzato al massimo il livello di allerta relativamente allo stato di siccità. Ecco che cosa succede adesso
Proclamato lo Stato d’Emergenza per la crisi idrica in 5 regioni italiani. Gli enti locali rispondono così all’emergenza, in modo pratico, e si attrezzano per il razionamento dell’oro blu.
L’acqua, dall’inizio della prossima settimana sarà utilizzabile solo a scopo domestico e per scopi prioritari. Al bando gli sprechi. Ma come stanno reagendo i comuni a queste decisioni drastiche?
Le chiusure si impongono su: fontane cittadine che non abbiano sistemi di riciclo dell’acqua, sistemi di irrigazione domestica, piscine private e simili.
Fine ultimo di questa mossa strategica, la riduzione degli sprechi che si stima siano circa il 68% nel passaggio dalla fonte al consumatore. Sono previste multe a chi non rispetta le ordinanze specifiche. In Toscana, ad esempio, queste oscillano tra i 100 ed i 500 euro, e sono ovviamente destinate a chiunque non rispetti le norme imposte.
Ma come impatterà invece nella vita domestica questa nuova realtà? Vediamolo insieme.
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A Pisa, ad esempio, il sindaco Michele Conti, ha recentemente promulgato un’ordinanza. Quest’ultima chiede la “razionalizzazione dell’uso dell’acqua potabile”. Il sindaco pisano, in poche parole, si appella direttamente al buon senso dei suoi cittadini, chiedendo loro di valutare in modo cosciente le mosse idriche da compiere quotidianamente, e vietando “l’uso improprio”.
Da lunedì 11 luglio a mercoledì 31 agosto, è quindi vietato, in tutto il Comune di Pisa, l’uso dell’acqua proveniente dagli acquedotti urbani, a meno che questo non verta sul piano domestico o sulla cura dell’igiene.
Pisa non è l’unica a ricorrere a misure drastiche. A Verona, infatti, il recentemente eletto sindaco, Damiano Tommasi, ha da poco firmato, come il suo collega toscano, un’ordinanza con oggetto la siccità che grava sui suoi territori.
A Verona sarà vietato anche l’irrigazione dei campi sportivi e il lavaggio auto domestico. Non ha però validità totale, perché, se pur sconsigliato, l’uso sarà autorizzato nelle ore notturne, dalle 21 alle 6.
Anche Udine segue Verona e Pisa con gli stessi divieti, ma le multe partono dai 25 euro invece che dai 100 toscani. Questi tre sindaci non sono certo gli unici. Come loro, infatti, decine di comuni italiani stanno rispondendo all’appello arrivato con lo stato d’emergenza.
A Bologna, ad esempio, il comune fornisce anche consigli su come gestire al meglio l’uso personale delle riserve idriche della città. Ma abbiamo dalla nostra anche luoghi più rigidi, nel capoluogo ligure di Imperia, ad esempio, è stato imposto un tetto massimo all’utilizzo. Superata la quota giornaliera cessa l’afflusso d’acqua nelle abitazioni.