Cosa succede, per davvero, a chi non paga i debiti sottoscritti con le banche o con una finanziaria. La nuova tendenza della legislazione
Anni fa chi non onorava i prestiti contratti con le banche o con una finanziaria, sarebbe andato in carcere.
Il motivo era chiaro, convertire in una pena equivalente, scontabile in prigione, il debito contratto precedentemente in denaro. Questo accadeva soprattutto dove non c’era la possibilità estinguerlo nei tempi previsti dall’accordo di prestito.
Questa legge però è stata però abolita poiché poneva un discrimine tra ricchi e poveri, violando quindi i presupposti di uguaglianza sanciti dall’Articolo 3 della Costituzione e rendendo quindi la pena incostituzionale. Il discrimi di fatto era tra chi poteva permettersi di saldare tutti i propri debiti, e quindi evitare il carcere, ed i poveri, che non potevano invece permettersi lo stesso lusso.
Non pagare un debito è però ancora oggi definito un “illecito civile”, non “penale”, e quindi non un reato. Le conseguenze peggiori, pertanto, corrispondono quindi ad un “semplice” pignoramento dei beni. Beni che possono essere da quelli immobili a quelli mobili passando per lo stipendio.
Ma C’è anche da prendere in considerazione il caso di chi è nullatenente o chi vive al di sotto della “soglia di povertà”. In entrambi i casi, i soggetti, non avendo nulla a loro nome, conseguentemente non rischiano nulla.
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Esistono però due casi che fungono da discrimine tra chi non paga per mancanza di mezzi, e chi non paga per mancanza di morale.
Casi in cui, in seguito al mancato pagamento del debito contratto, per un determinato periodo di tempo, il reo riceve una pena reale, e non solo applicabile sulle proprietà fisiche. Parliamo delle INSOLVENZE FRAUDOLENTE.
Nel primo caso, ovvero “contrarre un’obbligazione…” ad esempio un contratto di prestito “…con il proposito di non adempierla” (art 641 c.p.), farsi quindi carico di un prestito senza avere l’intenzione di ripagarlo, facendo credere al creditore di essere in grado di estinguere il prestito.
La seconda eventualità è quella che vede coinvolta la SOTTRAZIONE AL PAGAMENTO DELLE IMPOSTE, ovvero l’evasione fiscale. In questo caso il debito deve corrispondere però ad una somma superiore ai 50.000 euro, che deve comunque riguardare l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (ai più nota come IRPEF) e l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA).
Quindi, salvo i due casi sopraelencati, chi non paga i suoi debiti, abbiamo detto, non va in galera, essendo questi illeciti civili e quindi con conseguenze analoghe e non penali. Ma cosa rischia effettivamente chi alla fine dei conti rende moroso?
Di base, in questi casi, viene innescata una procedura burocratica di recupero crediti, in cui il debitore ha tempo 40 giorni per pagare la quota equivalente alla mora, oppure per opporsi all’ingiunzione giudiziaria.