Il dramma della Guerra tra Russia ed Ucraina continua a generare effetti collaterali, uno dei più importanti riguarda l’aumento della benzina. La fosca previsione di JP Morgan.
La Guerra in Ucraina va avanti ormai da quattro mesi, continuando a mietere vittime tra militari e civili. Per quanto possa però sembrarci lontana, ha concrete ripercussioni sulle vite di tutti, non solo di coloro che, purtroppo, la vivono in prima persona.
È così oggi e sarà così per i prossimi tempi.
Una delle conseguenze più palesi, circostanza con la quale tutti ci ritroviamo a dover fare i conti tutti i giorni è il vertiginoso, e costante, aumento del prezzo della benzina.
I barili di petrolio hanno raggiunto il prezzo di circa 120 euro l’uno, ne consegue l’attuale prezzo del carburante ed in parte anche l’aumento dell’inflazione che sta piano piano mettendo spalle al muro Europa ed America.
L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, l’OPAC, per rispondere al costante bisogno di oro nero dell’Occidente, ha aumentato la produzione giornaliera, raggiungendo quota 648.000 nel bimestre giugno-luglio.
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Un livello di produzione altissimo al quale si vaticina la necessità di apporre un tetto limite ai prezzi, ma anche di valutare seriamente investimenti nella ricerca di fonti, se non più economiche, ma più facili da reperire.
Questo genere di progetto prospetta un futuro fiducioso ma a molti sembra quasi utopico. A meno che a propugnarlo non sia uno dei bastioni del Capitalismo occidentale, la JP Morgan, banca americana con sede a New York, una delle cosiddette “Big Four” presenti in territorio statunitense.
Tramite un report emesso a fine maggio arrivato a noi tramite un articolo di Bloomberg, scopriamo che JP Morgan ha in animo una vera e propria svolta in termini di trasformazione ecologica. Il motivo è chiaro il sistema delle attuali fonti energetiche non regge più.
Nel report, la JP Morgan parla di un futuro molto prossimo con barili di petrolio al prezzo di 380 dollari, prezzo che determinerebbe un valore della benzina alla pompa non inferiore ai 4 dollari al litro.
Tutto questo è la diretta conseguenza delle strategie che i principali paesi dell’occidente hanno messo in atto in questi decenni. Strategie che JP Morgan come un rischio concreto.
Considerando che Mosca, vanta una situazione economica tendenzialmente solida, potrebbe quindi permettersi la momentanea riduzione dell’esportazione estera di una materia prima come il petrolio, senza gravare troppo sulle casse interne.
Se l’Europa mettesse quindi un tetto massimo al prezzo del petrolio, la risposta della Russia potrebbe semplicemente essere quella di tirarsi fuori dall’equazione e rimanere a guardare. Con conseguenze inimmaginabili.