È tempo di saldi in Italia, eppure nei negozi non si sono viste le consuete file. Il motivo? Sugli Italiani pesa il timore dell’inflazione e del rincaro dei prezzi.
Un momento atteso tanto quanto le vacanze estive quello dei saldi. Lo scorso weekend in regioni come la Sicilia sono partiti gli sconti e da oggi in tutto lo Stivale è caccia ai prezzi più bassi. Tuttavia, rispetto agli scorsi anni, davanti ai negozi non si sono registrate le consuete file. Il motivo? La precarietà economica oggi aggravata dal valore dell’inflazione e dall’aumento dei costi dei beni al consumo. Grandi risultati a Milano, Napoli, Firenze e Bologna, ma nulla di straordinario. Torino e Bari, invece, penalizzate probabilmente dall’eccessivo caldo.
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Sono partite bene Milano, Napoli, Firenze e Bologna. Fiacche Torino e Bari, probabilmente a causa del caldo.
In nessun caso, però – neanche nelle grandi metropoli- si sono registrate le consuete file di utenti in cerca di occasioni. La colpa, di certo, è da ricercarsi nel momento critico che l’Italia sta vivendo a livello economico. I cittadini sono sempre più preoccupati dall’inflazione e dall’aumento dei prezzi dei beni al consumo, di quelli dell’energia e non da ultimo quello dei carburanti.
Le aspettative dei negozianti, riferisce l’Ansa, sono alte; sperano –infatti- in un trend prepandemico. Ma le Associazioni di categoria a tutela dei consumatori, in particolare Codacons, avvertono: la spesa media per famiglia sarà pari a 200€, ma questo periodo sarà caratterizzato da forte reticenza negli acquisti per i motivi poc’anzi esposti.
Per l’Associazione dei Consumatori il quadro è ancor più drastico: la spesa media sarà 165€ e le proiezioni di acquisto saranno uguali a quelle durante la pandemia.
Non c’è da meravigliarsi. Il frangente è drammatico: dopo due anni di pandemia, il Covid continua ancora a circolare, i casi sono addirittura in aumento. Il conflitto in Ucraina, poi, ha stoppato quel processo di fisiologica ripartenza che si sarebbe dovuto attuare. Tutto questo sta contribuendo esclusivamente a frenare gli italiani nello spendere denaro che, invece, accantonato sotto forma di risparmio, potrebbe tornare utile qualora il quadro dovesse – se possibile- peggiorare.