Riscatto gratuito della laurea: come funziona adesso nel nostro paese e qual è la proposta nelle ultime ore
Se il presente in Italia per milioni di giovani è incerto, figuriamoci il futuro. Il riscatto della laurea potrebbe essere un modo per garantire qualche anno in più ai fini pensionistici, utile per risolvere anche un altro problema.
L’Italia è uno dei paesi europei dove sempre meno giovani si iscrivono all’università. Siccome un titolo accademico, drammaticamente, a differenza del passato non grantisce un lavoro economicamente soddisfacente e in linea con i propri studi, molti dopo la scuola si mettono alla ricerca del lavoro.
Il riscatto della laurea potrebbe essere una spinta che incentivi al percorso universitario. In effetti nel nostro paese è possibile già riscattare la laurea, ma costa ancora tantissimo. Sul sito dell’Inps è anche possibile effettuare la simulazione.
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La necessità di introdurre il riscatto gratuito è stato ribadito ancora una volta da Pasquale Tridico, il presidente dell’Inps. È intervenuto al Festival del Lavoro a Bologna e ha spiegato che c’è la necessità di trovare le risorse per poter coprire gratuitamente il periodo degli studi ai fini pensionistici, come avviene in Germania.
Tridico riconosce che un passo avanti è stato fatto con il riscatto light, ma bisogna fare altro. Secondo l’Inps la misura potrebbe valere circa 4 miliardi di euro l’anno. Ma quanto costa oggi? Minimo 5.360 euro per ogni anno di studio. Chi vuole riscattare una laurea triennale, dovrà pagare per la durata del piano di studi, anche se per raggiungere il titolo finale sono stati necessari 4 o 5 anni.
Nel 2021 in Italia i cittadini laureati tra i 25 e 64 anni, sono il 20%. La media europea è di circa il 34%. Nella fascia più giovane, tra i 25 e i 29 anni, i laureati italiani sono il 29,8% mentre nel resto d’Europa il 40,6%.
Al di là delle risorse da trovare, prima di avviare una misura del genere bisogna riflettere attentamente perché c’è il rischio di sperperare soldi e dare un vantaggio a chi è stato più fortunato. In pratica si rischia di dare gli stessi diritti a chi ha studiato e ha avuto lavori più remunerati, quindi che avrà già una pensione più alta.