Uno dei provvedimenti di ristoro più apprezzati dai cittadini, il Superbonus 110%, è finito al centro di una clamorosa truffa. Sgominata una imponente organizzazione criminale. Tutti i dettagli
Con l’avvento, nel febbraio 2020, della pandemia da coronavirus covid-19 interi settori dell’economia italiana sono stati costretti, loro malgrado, a rallentare la produzione fino a fermarsi del tutto.
I dati sono chiaramente visibili nella perdita del Prodotto Interno Lordo dell’anno dell’esordio della pandemia. Meno 11%. Dato, peraltro, recuperato ad oggi solo in parte, per il 7,3%. Uno dei settori economici del Paese che più di tutti ha risentito di questo danno è l’edilizia.
Per questo motivo, tanto il Governo Conte II quanto l’attuale esecutivo, quello guidato da Mario Draghi, hanno immesso nel circuito economico una quantità imponente di ristori e bonus che, nelle intenzioni, dovevano tirare il settore fuori dalla sabbie mobili della crisi.
E di fatto cosi è stato, soprattutto grazie al provvedimento del SuperBonus 110%. Un bonus utile all’efficientamento energetico delle abitazioni ed, al contempo, alla messa in sicurezza per quelle non anti sismiche.
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Ma, come spesso accade in Italia, le strade dell’inferno sono lasticate di buone intenzioni. E quindi alla volontà dello Stato di sostenere l’economia e di favorire al contempo la transizione ecologica di un bene decisivo come la casa, ha fatto eco la longa manus della criminalità, organizzata e non, che ha messo gli occhi sull’erogazione dei fondi.
L’ennesima riprova arriva dall’operazione, portata a termine nel fine settimana appena trascorso, della Guardia di Finanza di Frattamaggiore, comune di 30.000 abitanti nell’Area Metropolitana di Napoli.
I militari, dopo lunghe indagini coordinate dalla Procura di Napoli, sono risaliti ad una truffa messa in atto da 143 soggetti, suddivisi tra persone giuridiche e fisiche, che hanno intascato, senza averne titolo, oltre 772 milioni di euro derivanti, appunto, dai fondi destinati al Superbonus 110%.
In particolare una delle aziende finita nel mirino della Guardia di Finanza utilizzava come prestanome parcheggiatori abusivi, geometri che in realtà non lo erano e diversi affiliati ai clan della camorra, come prestanome per ricevere i contributi per lavori. Lavori che in realtà non sono mai stati progettati ne tanto meno eseguiti.
Da segnalare, infine, che parte dei 772 milioni di euro sequestrati, circa il 70% del totale erano stati ceduti a Poste Italiane per sconti al credito. Una truffa nella truffa.