Un nuovo studio dedicato al digital e al progresso mette a confronto le banche tradizionali con il Bitcoin: ne emerge una sconvolgente verità. Ancora in molti stentano a crederci…
Nasdaq ha portato avanti un’indagine avente per oggetto il Bitcoin, messo a confronto con i tradizionali istituti bancari. Ne è emersa un’incredibile verità.
Lo studio ha rivelato prima di tutto che la moneta digitale ha un consumo di energia 50 volte inferiore rispetto alle banche tradizionali, nonostante l’algoritmo utilizzato dalla blockchain di Bitcoin, basato su un modello PoW, sia sempre stato molto criticato per il suo eccessivo consumo di energia.
Negli ultimi anni, in particolar modo, sono stati raggiunti livelli non più sostenibili. Secondo i dati dell’Università di Cambridge, la rete Bitcoin consuma annualmente 121 terawattora (TWh).
Per far comprendere meglio, questo consumo supera quello dell’Olanda, del Pakistan o della Danimarca.
Si aggiunge anche l’inquinamento ambientale. Questo deriva dalle fonti utilizzate per produrre l’energia necessaria, come sta accadendo in Norvegia.
Vediamo, però, quali sono i consumi dei vari server bancari.
I livelli di consumo del Bitcoin restano inferiori di 50 volte rispetto a quelli dei server bancari.
A tal proposito si è espresso l’avvocato Lars Schilichting: su Twitter ha sfruttato questa messa a confronto della criptovaluta con il classico sistema bancario per esprimere il suo parere.
“Sono preoccupato per il nostro Pianeta, ecco perché supporto #bitcoin”.
Il tweet si ricollega ad un articolo LinkedIn dove l’avvocato lascia più spazio alla sua considerazione. Lars suggerisce alle Banche Centrali di sfruttare la blockchain di Bitcoin per emettere CBDC, chiudendo tutti i server finora utilizzati.
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Ovviamente, questo implicherebbe la fine di tutti i servizi e i prodotti digitali offerti da una banca, che ormai rappresentano il punto forte degli istituti.
Se la banca scegliesse di mantenere il suo business online, dovrebbe trasferire tutti gli strumenti su blockchain, sfruttando l’architettura degli smart contract, adottando la definizione di DeFi, che non prevede nessun ente centrale di riferimento. Questo porrebbe fine al concetto di banca come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.
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L’avvocato però non ha proposto l’utilizzo di una blockchain più green e vicina al tema della sostenibilità.
Infatti, il suo commento ha scatenato quello di Charles Hoskinson, co-fondatore della blockchain Cardano: ha affermato che il consumo di energia di Bitcoin è destinato a peggiorare nel tempo. “L’inefficienza energetica è parte del DNA del Bitcoin”: l’impronta di carbonio peggiorerà a livelli esponenziali perché la competizione per ottenere la valuta crescerà di pari passo con il suo prezzo e questo porterà ad un maggior consumo di energia.