Il biliardino e la tassa sull’intrattenimento, è polemica ma in realtà c’è da un ventennio
Il biliardino, o calciobalilla, è un gioco che simula una partita di calcio con i giocatori che manovrano attraverso delle barre laterali le sagome di piccoli calciatori. Lo scopo è far colpire la pallina e fare goal. Le sue origini risalgono al periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale in Europa ma non si sa chi sia l’inventore originale. Oggi il calcio balilla è diffuso in tutto il mondo ed è considerato un vero e proprio sport con tanto di federazioni e campionati. E’ un gioco che fa parte della storia e della tradizione italiane.
Ultimamente il biliardino è balzato agli onori delle cronache a causa dell’imposta sugli intrattenimenti Isi. Il tutto deriva dal decreto 65 del 2021 che obbliga i locali con presenza di biliardino a pagare tale imposta dal 1° giugno 2022. L’obbligo prevede la messa in regola attraverso la autodichiarazione del possesso da parte dei gestori dei bar, stabilimenti balneari, circoli e oratori. E la questione si allarga anche ai flipper, alle carambole e ai tavoli da ping pong. In pratica è necessario richiedere all’agenzia delle entrate “il nulla osta di messa in esercizio” per essere autorizzati.
La tassa sul biliardino non è una novità, ma un’imposta di vecchia data
LE NOTIZIE IMPORTANTI DA NON PERDERE OGGI:
- Come gestire il nucleo familiare per avere un Isee più basso
- Superbonus: soldi finiti, ecco che fine farai se hai già iniziato i lavori
- Boom condizionatori: i numeri fanno temere grossi rischi
La tassa sul biliardino non è una novità di questi anni, ma un’imposta presente da un ventennio circa. Ce lo ricorda l’Agenzia delle Dogane e che la messa in regola garantisce la tranquillità per i gestori. Il settore dei giochi presenti negli esercizi pubblici è comunque scombussolato dal giro di vite previsto dalle agenzia preposte. Si tratta dell’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli.
La differenziazione tra giochi che non prevedono vincite in denaro e quelli che le prevedono viene superata dal decreto 65 del 2021. Da qui la necessità di sottoporre a certificazione i giochi senza vincite, ma che generano intrattenimento. E se non si è in regola si rischiano multe salate sino a 4mila euro. La tassa collegata ai giochi di intrattenimento è fissata nell’8% dell’imponibile medio forfettario.
La polemica infuria anche se l’Agenzia delle Dogane cerca di stemperare i toni. Se l’imposta esiste da vent’anni ora si arriva ad una semplificazione attraverso l’autocertificazione. L’obbiettivo è proprio differenziare questi giochi dal gioco d’azzardo che ha altre norme a disciplina.