Quando e come è possibile rassegnare le dimissioni dal lavoro? E soprattutto quali regole deve rispettare il dipendente? Tutto quello che c’è da sapere.
Il dipendente che decide di lasciare il posto di lavoro, per quanto sia una scelta che lo riguarda in via esclusiva, deve attenersi a delle regole ben precise. Eccezion fatta per quei casi in cui è la legge a non prevedere un termine, esistono specifiche scadenze da rispettare. Diversamente, la “sanzione” cui andrà incontro sarà pari alla corresponsione all’azienda presso cui lavora di un importo pari allo stipendio che avrebbe percepito per tutto il periodo di mancato preavviso sino all’effettiva data della dimissione.
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Un lavoratore dipendente può, in qualsiasi momento, decidere di lasciare il lavoro. Se tale sua scelta non può essere opposta dal datore di lavoro, è pur sempre vero che sussistono degli obblighi. Al fine di non arrecare danno all’azienda, il lavoratore deve dare un preavviso che varia (tanto 20 giorni, tanto 30) in base alla funzione ed al contratto collettivo di riferimento.
Non è vietato dimettersi in tronco, sia chiaro, ma il lavoratore deve sapere che non rispettando i termini sarà obbligato a versare al datore di lavoro un importo – a titolo di risarcimento- al datore di lavoro pari allo stipendio che avrebbe percepito per tutto il periodo di preavviso non rispettato.
Per non dover corrispondere alcun tipo di indennizzo, deve essere espressamente previsto dalla legge. Si parla di giusta causa ossia ad esempio quando il datore di lavoro dovesse porre in essere atteggiamenti incompatibili con la prosecuzione del rapporto. In questi casi, addirittura, il dipendente percepirà anche la Naspi. Non è necessario preavviso neppure quando si è in prova: in questi casi non c’è bisogno di dare alcuna preventiva comunicazione.
In sintesi, quindi, il preavviso serve a tutelare il datore di lavoro che in tal modo non si troverà a condurre l’attività lavorativa con un’unità in meno di punto in bianco ed avrà il tempo di trovare un sostituto. Per tale ragione, per dimissioni in tronco, è previsto che il lavoratore versi un indennizzo.
Ovviamente le parti possono anche giungere ad un accordo ed il datore di lavoro non richiedere alcun tipo di risarcimento.