La crisi economica aggrava la crisi energetica e le cattive abitudini possono fare il resto, è quanto emerge da un indagine ISTAT sull’uso dei condizionatori in Italia. Tutti i dettagli
La situazione in Italia in questi primi cinque mesi del 2022 è complicata, decisamente complicata. Da un lato siamo ancora alle prese con i danni della pandemia da coronavirus covid-19 ormai diventata una endemia denominata long covid.
Da un altro lato galoppa potente la crisi economica. Terribili i dati, l’Italia nel 2020 ha perso l’11% del PIL, il prodotto interno lordo e ne ha recuperato meno dell’8% con il rimbalzo tecnico del 2021 e la leggera ripresa del primo pentamestre 2022.
Ripresa soffocata, sul nascere, dalla scoppio della Guerra tra Russia ed Ucraina, dal conseguente aumento dei prezzi delle materie prime e dal potente ritorno dell’inflazione stimata oggi sopra il 6,8%.
Ripresa soffocata anche dalla cosiddetta crisi energetica, una crisi sviluppata dal blocco del gas russo, dall’aumento indiscriminato dei prezzi delle benzina ed aggravata dalla siccità.
Siccità comparsa con prepotenza in queste settimane con aumento di 3 gradi sulla temperatura sulle media stagionale e la conseguente diminuzione del livello dei principali fiumi italiani tra i 2 ed i 4 metri.
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Per cercare di capire i rischi reali della crisi energetica l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica ha svolto, nel secondo semestre del 2021, una importante ricerca sui consumi energetici degli italiani. Un vero e proprio rapporto. Con un focus sulle abitudini ed in particolare sull’uso dei condizionatori.
Ed il quadro che ne è emerso è davvero preoccupante. In Italia quasi la metà delle famiglie utilizza un sistema di condizionamento, il 48,8%. La suddivisione territoriale è di 49,1% al Nord, 44,2% al Centro e 51,2% al Sud.
Non solo. Durante i mesi caldi oltre il 28%, il 28,5 per la precisione, lo utilizza tutti i giorni e pù ore al giorno. Un restante 35,3% lo usa più volte alla settimana mentre solo il 24% lo usa occasionalmente.
Ne emerge che la media giornaliera di utilizzo è di sei ore e 17 minuti. Un dato importante che forse non possiamo davvero più permetterci.
Altri dati importanti emergono rispetto all’uso delle lampadine a risparmio energetico, diffuse solo nell’80,7% dei consumatori nonostante i vecchi modelli non siano più commercializzati.
Male il dato sull’utilizzo delle fonti rinnovabili aumentate dal 2013 ad oggi solo dell’1,2%. In sostanza GPL, metano e gasolio fanno ancora la parte del leone con il 68% di utilizzo, seguite dalle biomasse stabili al 15% e l’energia elettrica stabile anch’essa all’8,5%. Residuale l’energia solare passata in dieci anni dalla 0,7% all’1,5%.