Diventare Amministratore di Condominio richiede diversi passaggi: oltre al possesso di determinati requisiti, bisognerà seguire uno specifico percorso formativo.
L’Amministratore di Condominio è una figura fondamentale per la gestione di uno stabile. Adempimenti, regolarità, a lui demandate, sono tutte attività necessarie per le quali si richiede preparazione. Ed è per questo che per ricoprire tale ruolo è necessario non soltanto possedere specifici requisiti, ma anche seguire un percorso di formazione/aggiornamento specifico. Si tratta di una professione a tutti gli effetti che richiede del tempo e costante impegno.
Ma qual è l’iter da seguire? Come si diventa Amministratore?
Per diventare Amministratore di Condominio, bisogna possedere determinati requisiti così come voluto dalla legge. Tuttavia è bene prima precisare che – data la delicatezza dei compiti- oltre a quanto normato, il soggetto che aspiri a tale carica, dovrebbe essere una persona sistematica e molto organizzata.
Detto ciò, si può procedere entrando più nello specifico. Partiamo dagli obblighi delineati all’interno dell’art. 1130 del codice Civile. Secondo tale articolo l’Amministratore deve convocare le assemblea, far si che il regolamento condominiale venga rispettato, riscuotere quanto dovuto dai condomini, presentare alla fine di ogni anno un bilancio, aprire un conto corrente dedicato al condominio. Non solo, in caso di necessità potrà anche imporre che vengano eseguiti lavori di manutenzione.
L’Amministratore è un soggetto nominato, ciò significa che dovrà essere eletto dal condominio all’esito di regolare assemblea. Si tratta di una professione a tutti gli effetti, fatta come visto di obblighi e responsabilità. Bisognerà essere titolari di Partita Iva e soprattutto seguire un corso abilitante con superamento del relativo esame. La sua carica dura un anno, rinnovabile per un pari periodo sempre che il condominio non disponga la revoca. Gli Amministratori di condominio seguono anche corsi di aggiornamento. I loro compensi sono approvati all’unanimità dall’assemblea.
È bene precisare che si tratta di un lavoro pregno di responsabilità dove si diviene titolari di obblighi. La cosiddetta mala gestio – ossia il cattivo operato di un amministratore per negligenza- potrebbe costare a quest’ultimo un’azione legale da parte del condominio che in quel caso imputerebbe lui tutte le mancanze commesse.