Caro benzina, le Fiamme gialle scoprono una serie di violazioni: dalla mancata comunicazione dei prezzi all’evasione
Da un controllo su due è emerso che i prezzi ai distributori di benzina sono gonfiati. In pratica, quelli che si leggono sui cartelli e comunicati al Minitero dello Sviluppo Economico non sono reali.
A dirlo è la Guardia di Finanza e i dati emergono dai controlli effettuati nei primi cinque mesi dell’anno. Dunque dietro la vertiginosa risalita dei prezzi (un litro di benzina costa circa 2 euro) ci sono anche i tentativi di speculazione da parte dei distributori. Un fenomeno di cui molti sospettavano già dopo i pesanti rincari di marzo, quando la guerra in Ucraina era cominciata da qualhe settimana.
Secondo il rapporto delle Fiamme gialle, su 1.320 controlli effettuati, da 690 sono state riscontrate violazioni delle legge, pari al 52,3%. Come riporta Il Sole 24 ore, le irregolarità commesse dai distributori non riguardano solo la comunicazione obbligatoria al ministero e l’obbligo dell’esposizione dei prezzi; sono state riscontrate anche frodi e manovre anticoncorrenziali.
Si potrebbe pensare che i prezzi esposti sul cartelli visibili dagli automobilisti siano inferiori a quelli praticati, per invogliare a fare rifornimeto, invece è esattamente il contrario.
Mostrando il prezzo maggiorato, comunicato anche al Ministero, secondo la Guardia di Finanza i distributori avrebbero evaso in tutto 230 milioni di imposte.
L’esempio è un caso emblematico avvenuto nel corso dell’operazione Oro nero condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pescara. Il sistema organizzato prevedeva che fornitori nazionali ed europei vendevano carburante a distributori indipendenti a un prezzo che solo in apparenza era in linea con i valori di mercato. Sui cartelli, invece, la maggiorazione era di almeno 20 centesimi al litro.
Ricordiamo che il prezzo attuale dovrebbe essere più alto, circa 2,30 al litro come a marzo. Ma per fortuna è in vigore il taglio delle accise (fino all’8 luglio) deciso dal governo lo scorso 22 marzo.
Per fronteggiare la nuova impennata c’è l’ipotesi del tetto sul prezzo avanzata dal Partito Democratico. L’idea è ricorrere allo strumento con un Dpcm, soprattutto in vista degli spostamenti estivi.
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A realizzare il decretto dovrebbe essere il Ministro della Transizione ecologica assieme al ministero dello Sviluppo economico. Anche Matteo Salvini sposa l’idea di un nuovo intervento. Ha dichirato che in un colloquio con il ministro dell’Economia Daniele ha chiesto di rinnovare il taglio delle accise per evitare che con il proseguo della guerra la benzina arrivi a 3 euro al litro.