Truffa sms sfruttando l’Istituto di Previdenza. C’è un link in allegato e non bisogna mai cliccare né seguire le istruzioni
L’ennesima sms truffa. L’Inps avverte che è in circolazione un messaggio che arriva sul proprio smartphone e sfrutta il nome dell’istituto. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, ma se i truffatori continuano a usare questo metodo significa, purtroppo, che molto cadono ancora nel sistema criminale messo in piedi da esperti hacker.
Ricordiamo innanzitutto che né l’Inps né qualsiasi grande ente come le Poste o la propria banca, comunicano inviando messaggi o email. Ogni volta avviene qualcosa del genere bisogna ignorare il messaggio, non seguire mai le istruzioni contenute e segnalare il fatto alle forze dell’ordine o direttamente all’ente coinvolto.
Nel messaggio che sta circolando ultimamente si chiede di confermare la propria identità inserendo un codice alfanumerico. Così si possono aggiornare i dati e ricevere una prestazione.
Si invita a cliccare su un link: non bisogna assolutamente farlo perché porta a una pagina fake. Da questa i truffatori sottraggono dati sensibili come i numeri della carta. Questo tipo di truffa attraverso un sms, si chiama tecnicamente smishing.
Il tentativo di sottrazione dei dati avviene anche con telefonate, email e addirittura messaggi WhatsApp. Le grandi istituzioni come banche e appunto l’Inps, comunicano sempre via Posta.
Siccome l’Assegno unico è una misura che coinvolge tantissimi cittadini, nel mese di maggio i truffatori hanno usato questa misura per raggiungere i propri scopi. Il modo di fare è sempre lo stesso, invitando a cliccare su un link per poter fare la domanda. L’unico modo per presentare istanza, ricordiamolo, è sul sito dell’Inps tramite un patronato.
Se l’Istituto ha bisogno di contattare un cittadino, lo fa lasciando un messaggio nell’area personale MyInps del sito. Un caso di chiamata telefonica c’è ed è con il ricontatto telefonico delle prenotazione per l’accesso agli Sportelli di sede con ricontatto telefonico.
Particolare attenzione bisogna rivolgere alle telefonate. Tramite esse, come per gli sms, chiedono di fornire i dati personali ma c’è anche di peggio. In alcuni casi una voce si presenta a nome di un ente qualsiasi, chiedendo semplicemente la conferma del nome e del cognome.
Ad esempio: “Signor Mario Rossi?“. D’istinto si risponde “sì“, perché il truffatore è certo di parlare con una determinata persona. La risposta affermativa può causare guai perché senza saperlo si firma un contratto.