Ludopatia resta in Italia un fenomeno diffuso anche perché le norme sono confuse e inadeguate
La ludopatia è una condizione di dipendenza dal gioco d’azzardo detta anche gioco d’azzardo patologico e si riferisce ad un comportamento problematico persistente legato appunto al gioco d’azzardo. Tra i sintomi ci sono il bisogno di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere eccitazione, irritabilità se si riduce si sospende il giocare, ripetuti sforzi di interrompere, controllare o ridurre il gioco, pensieri persistenti inerenti al gioco, bisogno di giocare in momenti di forte disagio, menzogne, compromissione delle relazioni così via.
In Italia si sono susseguiti una serie infinita di provvedimenti atti a limitare il gioco d’azzardo in modo da arginare il fenomeno sociale della ludopatia. Il problema principale è proprio la vasta presenza di norme a tutti i livelli, statale, regionale e comunale che altro non fa che creare molta confusione, aggravando di fatto la problematica senza risolverla, né minimamente ridurla. Dal business del gioco in italia lo Stato incassa ben 11,4 miliardi di euro, grazie a sale scommesse, slot machine, gratta e vinci e il caro vecchio lotto per fare alcuni esempi.
Ludopatia e gioco d’azzardo: servono poche regole chiare
Ludopatia o gioco d’azzardo patologico sono sempre più un fenomeno sociale diffuso preoccupante. Ed è da circa un ventennio che i vari governi cercano di contrastarlo con mille norme inadeguate e su troppi livelli. Partendo dal presupposto che vietare non elimina i fenomeni ma li incrementa e li consegna alla mano lunga della criminalità organizzata che senza alcun scrupolo si getterebbe su persone in realtà fragili e spesso sole, vittime perfette per il business criminale.
La confusione normativa ha le radici nelle innumerevoli diverse competenze che regolano il nostro paese. Se infatti sono di competenza statale l’ordine pubblico e il gettito fiscale, le regioni si devono preoccupare di tutelare la salute e i comuni di orari e distanze dalle scuole o dalle chiese e luoghi di culto. Il quadro che si è andato definendo è quindi molto confuso e incerto.
Servono quindi regole semplici, certe e serie per contrastare il fenomeno a cui si aggiunge ovviamente il gioco d’azzardo illegale su cui lo stato deve necessariamente non mollare la presa ma semmai stringere quanto più possibile le maglie attorno. L’equazione da tenere presente è più gioco legale regolato e attenzionato e meno gioco illegale incontrollato.
A livello psicologico il gioco d’azzardo diventa patologico quando interferisce con la vita del soggetto che lo pratica poiché il giocare diventa rassicurazione e consolazione, facendo sparire ogni relazione interpersonale. I soggetti più esposti alle dipendenze sono infatti quelli più fragili, quelli incapaci a sostenere e gestire in modo sano i numerosi “NO” della vita a tutti i livelli e a tutte e età. Paradossalmente la dipendenza dona loro una identità che altrimenti non avrebbero o non si riconoscerebbero. Soggetti profondamente insicuri e irrisolti ai quali togliere l’oggetto del desiderio non farebbe altro che aumentarne il bisogno incontrollato.
La strada corretta è quella percorsa dalle piccole realtà di volontariato associative e cooperative che partono dalla prevenzione insegnando alle persone a volersi bene anche veicolando le esperienze di chi ne è uscito che può essere più facilmente ascoltato da chi si può riconoscere in lui, grazie alla solo arma efficace: l’empatia emozionale.