Il processo di digitalizzazione è stato promosso come un qualcosa di inevitabile, un passaggio obbligato. Eppure in Italia non tutti i territori sarebbero così toccati dal fenomeno.
Passare dall’analogico al digitale pare essere un passaggio obbligato, che prima o poi vedrà coinvolto ogni comparto gestionale del Paese. Più poi che prima, però, stando ai dati e soprattutto alla copertura della rete internet in alcuni territori ed alla scarsa attività di informazione che si fa sul digitale. Le competenze digitali della popolazione media italiana, infatti, sarebbero sotto la soglia minima. Ed è per questa ragione che la transizione sembra sempre più ardua.
Italia e digitalizzazione, i dati parlano chiari: il Paese è spaccato in due
Biagino Costanzo, dirigente di azienda e co-founder di Knosso® ha effettuato un’analisi attenta sul processo di digitalizzazione del nostro Paese.
Da questa sarebbe emerso come il Paese sarebbe risultato spaccato completamente in due. A titolo esemplificativo – riporta la redazione di Formiche.net– la Sicilia avrebbe una rete di poco migliore rispetto a quella Bulgara mentre province dell’estremo nord come Trento o comuni del Friuli che viaggiano di pari passo con le velocità di grandi capitali europee come Madrid.
In sintesi, quindi, a livello europeo – nel complessivo- in nostro Paese di colloca fanalino di coda. Stando al rapporto del Digital Economy and Society Index 2020, il maggior limite in Italia sarebbe rappresentato dall’utenza che non possiede competenze tali da consentirgli di aderire scientemente al processo di transizione.
Ovviamente negli ultimi anni un miglioramento c’è stato. L’ingresso sul mercato del 5G ha ampliato le potenzialità del sistema. Tuttavia, come già accennato in premessa, questo passo in avanti non è stato compiuto in maniera unitaria. Per non parlare poi dell’impiego di internet, ad oggi maggiormente sfruttato per giochi, ascoltare musica, giocare ai videogiochi.
La Pubblica Amministrazione, poi, sarebbe ancora molto indietro in questa fase di transizione. Al momento numerosi i progetti del Ministero dello sviluppo economico per cercare di incentivare l’utilizzo della rete, ma ad oggi ancora tanto ci sarebbe da fare.
Ciò detto, però, è anche necessario conoscere non soltanto gli aspetti innovativi ma anche i rischi che si possono celare dietro il web. Numerose, come noto, le truffe che si concretizzano in rete. Le più comuni riguardano le truffe atte a sottrarre dati bancari degli utenti, cercare di carpirne i dati sensibili.
Il phishing è uno dei fenomeni attualmente più diffusi. Per non parlare di quelle frodi che per concretarsi sfruttano in maniera fraudolenta il nome di Inps, Poste Agenzia delle entrate.
Un quadro sui cyber crimini lo ha offerto il CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) della Polizia Postale. Dal rapporto – riferisce Formiche.net sarebbe emerso come nel 2021 sarebbero stati gestiti ben 5.434 attacchi informatici significativi, il che si concretizza in una media di 15 ogni giorno. Ben 110.524 gli alert di sicurezza e 60 le richieste di collaborazione avanzate all’interno della Rete 24-7 “High Tech Crime” del G7.
Ad essere denunciate ben 187 persone per accesso abusivo e danneggiamento di sistemi informatici. Nel 2021 poi si sarebbe registrato, purtroppo, un boom di reati sessuali a danni di minori con ben 137 arresti (+127% rispetto al 2019). La pedopornografia on-line avrebbe preso drammaticamente piede ed oltre 29mila siti sono finiti nel mirino della Polizia.