Nell’arco di un decennio l’assetto occupazionale italiano è radicalmente mutato: a confronto i numeri del 2010 con quelli del 2021.
Il tema della disoccupazione in Italia ha sempre avuto un ruolo preponderante. Purtroppo trovare un impiego non è mai stato facile, a maggior ragione dopo la grande crisi registratasi verso la fine del 2008. Tuttavia il quadro nell’arco del decennio si sarebbe risollevato seppur non radicalmente come sperato. Nello specifico, raffrontando i dati sul livello occupazionale del 2021 è emerso che il Bel Paese contava ben 4 milioni e 588mila lavoratori di età compresa tra i 55 ed i 64 anni. Un milione in più rispetto al 2010.
È stato l’Eurostat a rendere note queste stime da cui è appunto emerso che in 10 anni lo stato sull’occupazione in Italia è nettamente migliorato.
Non solo, sarebbe stato l’intero Vecchio Continente a registrare un aumento di circa 11 milioni di persone. Ma quali sarebbero i fattori ad aver consentito ciò? Di certo le riforme, almeno per quanto riguarda l’Italia dove l’innalzamento dell’età pensionabile e l’aumento demografico ha fatto registrare, secondo quanto riportano i colleghi dell’agenzia Ansa, nel 2021 il 53,4% di perone occupate tra i 55 e i 64 anni, che tradotto in percentuale significa +15,9. Incremento significativo se si guarda alle donne +16,1% rispetto al 2010, con un passaggio dal 27,9% al 44%.
I dati Istat hanno confermato tale ricostruzione rilevando come nell’ultimo decennio- annoverano tra gli occupati anche i soggetti in cassa integrazione da più di 3 mesi più i lavoratori giovanissimi- i disoccupati erano diminuiti di quasi un milione.
Il 2021, ribadendo la sussistenza di nuove riforme, avrebbe consentito l’aumento di occupati a 4 milioni e 929mila tra i più giovani. I più avanti con l’età, invece, avrebbero segnato quei 15,9 punti di cui al rapporto dell’Eurostat.
Tradotto, se nel 2001 solo quattro giovani con meno di 35 anni erano occupati rispetto a quelli fascia over 55, nel 2021 sarebbero arrivati quasi a pari.
I livelli occupazionali in questo momento, all’esito della pandemia, sarebbero altrettanto sorprendenti. All’esito dei vari lockdown e delle chiusure, infatti, nella più totale controtendenza le assunzioni sarebbero state consistenti. Per non parlare della nascita di nuove figure professionali legate al sempre più costante utilizzo dei dispositivi informatici.