Bonus 200 non solo per i dipendenti e i pensionati, cosa devono aspettarsi i lavoratori autonomi: quando arrivano i soldi
Per quello che riguarda il tema degli aiuti economici (fondamentale negli ultimi due anni, causa pandemia prima e guarra poi), il bonus di 200 euro inserito nel Decreto aiuti approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 2 maggio è l’argomento più caldo.
Dipendenti, pensionati e autonomi che non hanno un reddito che va oltre i 35mila euro all’anno beneficeranno della tantum. Attenzione, infatti, si tratta di un bonus erogato solo una volta, non si un assegno mensile.
L’obiettivo è contrastare l’inflazione, mettendo materialmente più soldi nelle tasche degli italiani che hanno visto indebolirsi il potere d’acquisto. Subito dopo il Consiglio dei Ministri, Draghi in conferenza stampa aveva detto che la misura avrebbe coinvolto 28 milioni di italiani.
In un altro Consiglio, che si è tenuto il 6 maggio, sono state apportate delle correzioni: la platea che beneficerà del bonus è allargata perché coinvolgerà anche lavoratori stagionali e domestici. Non sono, anche i percettori del Reddito di Cittadinanza potranno beneficiarne.
Bonus 200 euro, quanto devono aspettare gli autonomi
Quando si ha avuto notizia del bonus tutti hanno cominciato a chiedersi quali fossero i tempi. I primi che dovrebbero ottenere l’accredito dovrebbero essere i pensionati già sull’indennità di giugno e il mese dopo dovrebbe toccare ai lavoratori dipendenti. Condizionale d’obbligo perché lo stesso ministro dell’Economia Daniele Franco ha dichiarato che ci sono dei “tempi tecnici” da rispettare.
Come e quando riceveranno il bonus gli autonomi che lavorano con la Partita Iva? Questo è l’aspetto sul quale ci sono ancora più punti interrogativi. Secondo indiscrezioni, però, sarà istitutito un fondo com’è stato per gli aiuti Covid a certi codici Ateco.
Se per pensionati e dipendenti i tempi sono incerti, per gli autonomi al momento non ci sono neanche ipotesi. C’è di certo che i soldi arriveranno ma è probabile che bisognerà aspettare i decreti attuativi.
La legge comunque ha destato anche qualche polemica. Secondo alcuni osservatori, infatti, realizzata in questo modo, ossia che tiene conto del reddito annuo e non dell’Isee, rischia di creare iniquità.
Un esempio, i soldi non spettano a una famiglia che guadagna poco più di 35mila euro, ma ci sono figli a carico e più spese come la rata del mutuo; spetta però a un single che sfiora ma non raggiunge il tetto massimo.