Truffe online: due arresti domiciliari nel padovano. A un commerciante gli è stato svuotato un conto da 70mila euro
Al pari passo della tecnologia, i truffatori riescono a usare metodi sempre più sofisticati. Arriva dall’Emilia Romagna una delle ultime notizie che ci fanno capire quanto l’innovazione tecnica, delizia dei nostri tempi, possa essere ance croce.
Due persone sono state denunciate perché attivando sim telefoniche di persona ignare, riuscivano a svuotare i conti correnti. Ed è così che un tabaccaio di Ravenna si è visto sottrarre 70mila euro. Il tribunale di Bologna ha così stabilito per gli arresti domiciliari per due persone di Padova, un 26enne e un 33enne. Non solo, per loro c’è anche il divieto di utilizzare qualsiasi dispositivo informatico, ha stabilito il Giudice per le Indagini Preliminari.
Per mettere in piedi una truffa del genere ci vuole comunque la compiacenza di un negoziante che si occupa di telefonia. Questo metodo è noto come sim swap: si attiva una nuova sim con il numero della vittima prescelta (si chiede una sostituzione fingendo di essere la vittima, ed è qui che è necessaria la collaborazione di un negoziante), ottenendo poi gli account della vittima, anche l’accesso al conto corrente.
Truffe online, scoperto un vero e proprio database con le informazioni delle vittime
Le due persone indagati hanno poi fatto ricorso a diversi strumenti finanziari, anche esteri, per riciclare le enormi somme di denaro sottratti con le frodi.
Le indagini hanno portato ai domiciliari le due persone ma sono vari gli individui coinvolti tra il Padovano e il Veneziano. La Procura della Repubblica di Bologna ha anche eseguito una perquisizione presso un B&B in provincia di Padova dove oltre a tanti soldi in contati sono stati trovati smarphone e pc con programmi usati per le truffe utili per alterare i documenti, falsi siti delle maggiori banche, dati di potenziali vittime,
software di invio massivo di sms di phishing (le truffe che arrivano sul cellulare chiedendo di cliccare su un detemrinato link) e denunce falsificate.
Sono oltre 200.000 i dati sensibili riconducibili alle utenze cellulari, informazioni ottenute dall’accesso abusivo a sistemi informatici acquisiti molto provabilmente usando il dark web.