Reddito di Cittadinanza, truffe all’Inps: a Catania sussidio per condannati di mafia e a Ceccano per chi è residente da meno di 10 anni
Non si fermano i tentativi di truffe ai danni dell’Inps per ottenere il Reddito di Cittadinanza senza avere i requisiti. Ma non trovano sosta neanche le verifiche delle forze dell’ordine e degli organi deputati al controllo che scovano i furbetti, anche a distanza di qualche anno.
Uno degli ultimi casi riguarda un uomo residente nella provincia di Frosinone, a Ceccano. Per ottenere il Reddito secondo la legge bisogna essere residente in Italia da almeno 10 anni. La persona iscritta nel registro degli indagati dalla Procura, dopo attenti controlli dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, è un cittadino straniero che è in Italia dal 2017. Per accedere la misura aveva dichiarato il falso.
I primi versamenti del Reddito di Cittadinanza sono stati pagati tre anni fa e da allora truffe o tentativi ce ne sono state tantissime. I casi che hanno fatto più scalpore è quando hanno fanno domanda anche persone condannate per reati di mafia.
Negli ultimi giorni i Carabinieri del comando provinciale di Catania, in collaborazione con l’Inps, hanno denunciato 389 persone. Tutti sono accusati di false dichiarazioni per ottenere il reddito. Alcuni escamotage sono stati davvero fantasiosi e anche primi che sono finiti sotto la lente d’ingrandimento dei militari.
Qualcuno aveva indicato come residenza un cavalcavia, altri un negozio e tantissime era le residenze fittizie, indirizzo dove gli interessati non avevano mai messo piede.
Tra le persone coinvolte anche 191 con precedenti penali e alcuni anche per reati di mafia. Questi casi, ricordiamolo, sono assolutamente vietata dalla legge e purtroppo non sono i primi.
Altri modi per tentare di truffare l’Inps sono purtroppo già rodati. Si seperavano i nuclei familiari: persone che convivono sotto lo stesso tetto ma con un membro ufficialmente residente altrove in modo da dare la possibilità agli altri del nucleo di ottenere il Reddito.
Il sistema fatto emerge dai carabinieri è iniziato nel 2020 ed è costato circa 3 milioni di euro. Le persone coinvolte sono state segnalate all’Inps per per prima cosa sospenderà l’erogazione del servizio per poi avviare l’iter per la restituzione di quanto illecitamente percepito.