Il datore di lavoro può incorrere in un reato con conseguente pena: cosa dice la legge e quali sono gli obblighi
Il tema del lavoro in Italia è sempre delicato. In molti purtroppo non ce l’hanno e chi invece ha la fortuna di aver sottoscritto un contratto è forse precario e non può neanche accedere a un mutuo per comprare la casa.
Esistono poi altre condizioni totalmente illegali come l’assenza di un contratto, lavoro a nero che favorisce l’evasione e va a discapito del lavoratore che non ha diritti.
Il contratto, infatti, serve proprio a garantire diritti e dovere ambo le parti, com’è per tutti gli ambiti. In quello lavorativo il dipendente si impegna a dare la prestazione e a non abusare dei propri diritti. Il datore, invece, sottoscrive due impegni fondamentali: la retribuzione che deve essere pari a quanto riportata nel contratto e predisporre le condizioni di sicurezza.
Su quest’ultimo punto la principale norma di riferimento che difende la salute è il Decreto Legislativo 81 del 2008. Si tratta di una legge organica volta a favorire una serie di tutele uniformi per il dipendente nei confronti del suo datore.
La norma definisce quest’ultimo come il titolare del rapporto di lavoro e dunque di colui che che ha la responsabilità dell’organizzazione o dell’unità produttiva. È lui dunque che prendere le decisioni su come fare il lavoro e anche per quanto riguarda le spese.
L’articolo 15 del Decreto 81 prescrive vari misure che il “capo” deve garantire per la sicurezza come la valutazione dei rischi. È fondamentale la prevenzione e dove ci sono situazioni pericolosi (alcuni lavori li hanno e non si possono eliminare al 100%), devono esssere minimizzati: insomma, il rischio deve essere vicino allo 0 quanto più è possibile.
Deve infatti anche fornire ai propri dipendenti informazioni e strumenti adeguati per poter lavorare in sicurezza. Sono vari gli adempimenti al quale il datore è chiamato a rispondere.
In caso di mancanza di rispetto di alcune norme i rischi sono alti, dai 3 al 10 anni di reclusione. La gravità della pena fa capire quanto sia importante la sicurezza sul lavoro, proprio nel nostro paese dove purtroppo si contano ancora operai che muoiono durante lo svolgimento dei propri compiti.
Le infrazioni possono incorrere nel mancato rispetto dell’articolo 437 del Codice penale. La norma prevede che se c’è omissione di impianti, apparecchi o segnali diretti ad evitare incidenti e infortuni sul luogo del lavoro, in un eventuale processo si rischia la condanna dai 6 mesi a 5 anni di reclusione. Ma se da questa mancanza nasce un infortunio ancora più grave, si rischia invece dai 3 a 10 anni.