Più soldi in busta paga ma l’effetto dipende da dove si risiede: cosa succede con le imposte per gli enti locali
Si dà da una parte, si prende dall’altra. È il sospetto che hanno molti italiani quando sentono che la busta paga sarà più pesante o che è previsto un bonus. Del resto una spesa nuova in qualche modo va sempre coperta.
Una delle grandi novità di quest’anno è la riforma delle aliquote Irpef che da cinque sono passate a quattro e che dovrebbero portare a un aumento di stipendio per chi guadagna dai 900 ai 2000 euro. Un segno più che dipende dalle diverse fasce di reddito.
Ma aumenti sono sono anche su altri fronti e che sono negativi per i lavoratori: sono le tasse regionali e locali. Gli aumenti delle imposte però non sono generalizzati e non riguardano tutte le regioni.
Oltre alla revisione della aliquote Irpef, sono previste più detrazioni per i redditi di lavoro e il carico delle spese sarà alleggerito anche dall’Assegno Unico che va incontro a molte famiglie con figli a carico.
Con questo nuovo strumento sulla busta paga non ci sono più detrazioni per figli e assegni familiari perché l’Assegno unico viene erogato direttamente dall’Inps con un bonifico sul conto del richiedente.
Ma vediamo perché gli aumenti dello stipendio e le agevolazioni vengono “attaccate”, al contrario, da maggiori tasse da pagare agli enti locali.
Più soldi in busta paga: le aliquote dove ci sono novità
Le aliquote delle tasse regionali possono variare dall’1,23% fino al 3,33%. Le regioni che hanno mantenuto le aliquote minime per i redditi al di sotto dei 15 mila euro sono sei, l’Abruzzo, la Campania, la Calabria, la Sardegna, la Sicilia e il Trentino Alto Adige.
In altre regioni invece sono aumentate come in Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, anche per i redditi più alti che sono oltre i 50 mila euro.
Le tasse regionali sono state riviste con aumenti nella maggior parte dei casi. Dove non sono stati previsti e le aliquote di pagamento sono rimaste le stesse, secondo le previsioni non ci sono perdite per i redditi che vanno dai 900 ai 2 mila euro, fascia comunque molto ampia.
Dove si prospetta invece una spesa maggiore per l’aumento delle tasse, la perdita dovrebbe essere tra i 90 e i 300 euro.
Ricordiamo che per redditi da 15 mila a 28 mila euro all’anno, l’aliquota Irpef scende dal 27 al 25%: così sono permessi aumenti fino a circa 400 euro. Ma se si risiede in una regione dove le tasse sono aumentate, le perdite possono arrivare a 300 euro, azzerando quasi gli aumenti.