Presentato il rapporto Bes che valuta il progresso economico e sociale del nostro paese e lo stato di salute dei giovani.
Come ogni anno l’Istat ha pubblicato i risultati della sua ricerca con la quale ha quantificato la qualità della vita dei cittadini attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori. Per completezza l’Istituto ha dedicato la prima parte all’andamento della pandemia e alle sue conseguenze (economiche, sociali e sanitarie) per poi soffermarsi sullo “stato di salute” dei giovani. Uno dei dati più preoccupanti è l’aumento degli under 30 che non studiano e non lavorano.
Secondo l’Istat sono più che raddoppiati gli under 19 insoddisfatti del loro presente. È quanto è emerso dalle interviste rivolte ad oltre 200 mila giovani italiani, di età compresa tra i 14 e i 19 anni, i quali si sono dichiarati insoddisfatti della loro vita trovandosi, quindi, in una situazione psicologica molto delicata. Secondo gli esperti sono proprio queste problematiche che stanno causando il verificarsi di sempre più frequenti casi di criminalità giovanile e di bullismo. Episodi che, da mesi, purtroppo riempiono le pagine delle cronache nazionali.
Un’altra problematica, evidenziata dallo studio, è la “fuga di cervelli”. Sempre più giovani, infatti, vanno a cercare fortuna altrove. I “flussi migratori” sono sempre gli stessi: dal sud verso il nord e dall’Italia verso l’estero. Le motivazioni sono delle più note: i nostri giovani vanno via alla ricerca di opportunità lavorative all’altezza non solo del loro titolo di studio ma, anche, delle loro aspettative. In Italia, infatti, il tasso di occupazione è sceso di circa 3 punti percentuali.
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Dal punto di vista economico, però, lo scenario, rispetto agli scorsi anni, non è drasticamente precipitato. Per una famiglia su tre la situazione economica non è idilliaca ma la povertà assoluta, contro intuitivamente rispetto al contesto economico che stiamo vivendo e all’inflazione, è rimasta stabile rispetto agli anni passati.
L’Istituto Nazionale di Statistica fa, com’era prevedibile, un distinguo tra nord e sud dove l’incidenza di povertà è maggiore rispetto al Settentrione.