Topolino nei guai seri per colpa di un politico di origini italiane

La Walt Disney company, con tutto il portato delle sue etichette, dei canali satellitari e online, delle pubblicazioni e dei parchi di divertimento a marchio Disneyland entra, a gamba tesa, su una disputa politica legata ai diritti civili ed al diritto d’autore. Ecco di cosa si tratta.

topolino nei guai
EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

La Walt Disney company scende nell’agone politico e promette, già da ora, di condizione, e pesantemente, l’esito delle prossime elezioni. I fatti. Il mese scorso è stata approvata una legge dall’inequivocabile titolo “Non dire Gay”.

Si tratta di una Legge, varata dalla maggioranza che regge l’amministrazione, in cui si fa espresso divieto di affrontare le tematiche LGBT e le sue dirette connessioni con il diritto d’autore nelle aule scolastiche fino ai 14 anni di età.

La motivazione del legislatore è legata al fatto che, fino alla scuola dell’obbligo, tanto gli insegnanti quanto gli alunni non hanno strumenti adatti a discutere di un tema cosi complesso e delicato.

Va da se che la legge abbia subito creato un vespaio di polemiche. Ma se da un lato era, quasi, prevedibile che ci fosse uno scontro tra gli orientamenti più conservatori e quelli più progressisti era meno prevedibile che nelle disputa scendesse in campo la Walt Disney World.

Parliamo del marchio principale della compagnia ideatrice di Topolino, di migliaia di film per bambini, con tutto il suo portato di Canali satellitari, Canali online e parchi di divertimento a partire da Disneyland.

Disneyland agita la Politica

Disneyland Florida
Disneyland Florida (Foto Ansa)

Ed è proprio Disneyland il cuore della disputa. La legge in questione, infatti, è stata approvata in Florida, lo Stato USA guidato dal giovane Governatore repubblicano Ron DeSantis, che è di origini italiane, poiché parte della sua famiglia è emigrata dalla provincia di Avellino.

DeSantis, astro nascente del Grand Old Party e possibile candidato alternativo a Donald Trump alle prossime presidenziali del 2024, ha messo tutto il suo peso politico nella scelta. Senza però prevedere la dura reazione della Disney che in Florida ha la sede centrale e che da sempre finanziato, lautamente, il GOP.

“La legge non avrebbe mai dovuta essere approvata” dichiarano ufficialmente da Disneyland sottolineando che la Disney Company scenderà in campo per sostenere chi vuole abrogarla. Apriti cielo.

Stizzita la reazione dei deputati repubblicani locali che, dal canto loro, promettono di revocare i privilegi fiscali della Disney in Florida. Ma non solo; i politici in questione  affondano il colpo anche sui rapporti tra Disney e Cina e sulle restrizioni al diritto d’autore sul marchio per commercializzare i prodotti nel vasto mercato orientale.

Una questione che promette di incendiare le elezioni di medio termine in programma il prossimo 8 novembre. L’inizio della lunga volata che porterà martedì 5 novembre 2024 a scegliere se Joe Biden proseguirà il suo mandato o se dovrà lasciare la poltrona della Sala Ovale ad un successore di marca repubblicana.

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