Rischio gioco d’azzardo e alcol tra gli anziani, lo studio dell’ordine degli assistenti sociali in Lombardia
Se gli effetti negativi legati all’alcol sono ben noti da molto tempo, quelli del gioco d’azzardo sono più recenti, anche se le conseguenze devastanti sono sono gli occhi di tutti.
Negli ultimi decenni il problema della lutopatia è maggiormente sentito. Se prima il gioco era relegato solo ai ricchi che potevano permettersi il casinò o ai frequentatori di locali con il tavolo verde e le carte da gioco, con i Gratta e vinci venduti ovunque, le lotterie istantanee e i giochi online, il problema è più diffuso.
Il report degli assistenti sociali in Lombardia è un grido d’allarme che riguarda entrambe le questioni e che tocca in particolare gli anziani. È molto più facile, purtroppo, per una persona fragile – anziani, soli, giovani disoccupati – cedere all’alcol e alla tentazione di cambiare tutto in pochi momenti grazie al gioco.
Il gioco d’azzardo in Italia è una vera e propria industria, tra le prime del paese. Sono miliardi i soldi che ogni anni gli italiani spendono in tentando la fortuna. Nel 2019 si è toccata la cifra di 111 miliardi di euro, secondo l’Istat, con Lombardia e Campania in testa.
Alti anche i dati di produzione annuale di alcol che nel 2020 ha raggiunto i 13,1 miliardi di euro. Secondo i numeri diffusi nel corso della Conferenza nazionale sull’alcol che si è tenuta a marzo, 2,6 milioni di over 65 sono a rischio dipendenza.
Mentre i giovani bevono più in strada o nei locali, comunque fuori casa, gli anziani lo fanno tra le mura domestiche. Proprio per lo stato di solitudine, sono più invisibili. Si comincia a bere in età avanzata dopo eventi specifici come lutti, malattie e vedovanza.
Un consumo eccessivo di alcol fa male ai giovani, ancora di più agli anziani. Oltre ai danni alla salute c’è il rischio economico di finire nella rete dell’usura per indebitamento (stesso motivo anche per il gioco), e un impoverimento anche relazionale.
Secondo gli assistenti sociali per evitare l’insorgere di problemi del genere bisogna carpire e intercettare i segnali di malessere. Ma come materialmente? Rinforzare le reti sociali territoriali come le parrocchie e i punti di aggregazione come i centri per gli anziani e far in modo che ci siano sempre più iniziative che coivolgono le persone della terza età come visite al museo e uscite fuori pota.