Con la fine dell’emergenza sanitaria generata dalla pandemia da coronavirus covid-19 torna ad assumere un valore decisivo la Legge 104 del 5 febbraio 1992. Ecco quali sono i principali diritti e le agevolazioni connesse per i genitori che hanno figli in condizione di disabilità.
Nell’inverno del 1992, precisamente il 5 febbraio, l’ultimo atto dell’ultima Legislatura della Prima Repubblica fu quello di varare, a larghissima maggioranza, la Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate. La legge, ancora pienamente in vigore, è la famosa Legge 104.
Parliamo di una legge che negli anni è stata sovente al centro di roventi polemiche.Non tanto per il suo dettato che è tra i più avanzati a livello europeo, quanto per gli abusi ad essa connessi. Una legge che però nel suo complesso rappresenta uno dei cardini del welfare state italiano. Una legge che è stata fondamentale per concedere una vita senza barriere a tantissimi cittadini in condizione di disabilità ed ai loro familiari.
La Legge 104 del 5 febbraio 1992, ricordiamo velocemente, varia i suoi effetti a seconda della persona che ne è titolare. Il principale beneficio è quello dei giorni di permesso mensile retribuito, tre, frazionabili però anche in ore giornaliere, tanto per il lavoratore disabile quanto per i familiari. Siano essi il partner, figli o i genitori.
Il requisito fondamentale per accedere ai benefici della legge 104 è quello di essere lavoratori dipendenti, avere una posizione assicurativa regolarmente aperta presso l’INPS, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ed, ovviamente, aver visto riconosciuta da opposita Commissione la situazione di disabilità grave.
Una recente ricerca di un importante istituto per le ricerche sociali ha evidenziato come nel biennio che va dal marzo 2020 al marzo 2022, l’INPS ha visto ridotta la quantità complessiva dei permessi connessi alla legge.
Ma con la fine dell’emergenza sanitaria si prevede un progressivo alla normalità. In particolare per i genitori di minori disabili che rappresentano una delle categorie che più di tutte ne fa uso e soprattutto che più di tutte necessità dei benefici della norma.
Ecco quali sono i principali. Al netto dei permessi mensili retribuiti c’è la possibilità, fino al compimento del terzo anno di età del minore, di prolungare il congedo parentale. Dal compimento del terzo anno di età e fino ai 18 c’è la possibilità di adire a due anni di congedo retribuiti. La retribuzione, per legge, deve essere commisurato con il livello dell’ultima prestazione operativa e con copertura assicurativa presso l’INPS attraverso contributi figurativi.